Nella mia lettura quotidiana dei Vangeli emergono ogni
giorno uomini e donne straordinari. Adesso mi vengono in rilievo padri e madri
disperati per i figli ammalati e indemoniati. Davanti a tanta tragedia sono importanti,
affranti dal dolore. Gesù è l’unica speranza. Così per la donna siro-fenicia che
ha la figlia posseduta da uno spirito impuro: si getta ai suoi piedi, lo
supplica, insiste… (era di lingua greca e parla con Gesù in greco…). Giàiro che
ha la figlioletta che gli sta morendo: anche lui si getta ai piedi di Gesù e lo
prega di andare a casa sua. Il centurione lo scongiura per il servo che “è
paralizzato e soffre terribilmente”. Oggi mi ha colpito l’uomo incontrato
subito dopo la trasfigurazione: anche lui si getta in ginocchio: “Signore, abbi
pietà di mio figlio!”.
Tutti e tre si inginocchiano davanti a Gesù: è la loro
ultima speranza. Mi fa impressione vederli cadere in ginocchio davanti a lui. Il
centurione non si prostra perché non ha neppure il coraggio di incontrarlo… La
disperazione degli uomini sembra più cupa e profonda di quella delle donne,
forse perché sanno sopportare meno il dolore. Tutti ripongono la loro fiducia
in Gesù, lo supplicano con parole piene di fede.
E come è bella la pietà di Gesù che si intrattiene con ognuno,
e compie il miracolo non con un tocco magico, ma dopo aver dialogato.
Soprattutto con quest’ultimo pover’uomo: si interessa del figlio, gli domanda da
quando è malato, come si manifesta la malattia… Un Gesù vicino, umano… Che
provoca sempre una reazione di preghiera sincera, sentita: “Credo, aiuta la mia
incredulità”.
Mi piace intrattenermi a parlare con questi uomini e
queste donne del Vangelo, per farmi raccontare la loro storia di dolore e la
loro esperienza d’incontro con Gesù.
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