La lettura delle tre parabole della misericordia che la Liturgia ci ha proposto questa domenica mi ha fatto riflettere ancora una volta sull’atteggiamento di Dio.
Il pastore, una volta trovata la pecora che s’era smarrita,
poteva prenderla a frustate così che imparasse una buona volta a non
allontanarsi dal gregge. Forse per ritrovarla aveva dovuto passare tra spine e
rovi e arrampicarsi su per pendii impervi. Gli aveva comunque fatto perdere
tempo. Si meritava una lezione. Invece se la mette addirittura sulle spalle
perché non si stanche ulteriormente.
La moneta smarrita è inanimata ed era inutile farle la
predica. La donna avrebbe comunque potuta sbatterla per terra con stizza.
Invece…
Non ne parliamo del figlio minore, che non è né cosa né animale,
ma una persone vera e propria. Quando torna una bella strigliata il padre
poteva dargliela: “Te l’avevo detto…”. Se la meritava proprio. Invece nessuna
paternale, ma addirittura una festa.
Non è quello che davvero ci aspettiamo dopo aver
sbagliato? È già tanta l’umiliazione per lo sbaglio, che non c’è bisogno di
paternale.
Sarò grato tutta la vita ai miei genitori per non avermi
fatto pesare per niente la solennemente bocciatura in quinta ginnasio, non mi
dissero una parola. Ne avevo abbastanza per conto mio. Andammo insieme a
Bologna (avevo sostenuto gli esami a Bologna!) al santuario della Madonna di
san Luca…
“Va’e fa altrettanto…”
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