Sabato 10 settembre le OMMI festeggeranno i 70 anni dalla loro fondazione. In un suo articolo del 1959 p. Mario Borzaga racconta di come le ha incontrate nel Laos:
Ero arrivato da un giorno nel Laos. Alla solita ora mi trovai seduto maledettamente sul muricciolo del vescovado e, siccome all’inizio della vita missionaria le preoccupazioni non sono poche, lì per lì mi preoccupavo soprattutto, a discreta distanza dalla realtà, di lanciare le prore dei miei penetranti pensieri nel dolce mare del nulla. Passano due signorine e mi salutano con un certo entusiasmo:
-
Buona
sera Padre.
- … sera…
- Lei è il Missionario Oblato?
- Mi pare.
- Ah, noi siamo Missionarie Oblate.
Se ne vanno. Giro lentamente la testa per tutto un angolo di 130 gradi e le scruto mentre si allontanano. Missionarie quelle? Diamine, l’hanno detto loro. Incominciai a sedermi un po’ più da cristiano e a pensare che probabilmente avevo ancora sentito parlare di loro: la probabilità si fece certezza, quando, messomi a passeggiare, centrai con un perfetto tiro all’ungherese un barattolo vuoto che bighellonava in mezzo al vialetto. Mica nulla; questo è un metodo teorico pratico mio personale per far finta di non essere sfaccendato.
Rividi le signorine cosiddette Missionarie a Paksane, quando ogni giorno attraversano la risaia per andare a curare un povero disgraziato. Siccome ogni ora è buona per decidersi, a una certa ora di un certo giorno, mi decisi di andare dal Superiore della Missione e chiedere una intervista con quelle Missionarie di cui probabilmente con certezza avevo ancora sentito parlare, e che con assoluta certezza una volta, mentre mi tenevo a discreta distanza dalla realtà, mi avevano salutato.
Raggiunsi una casetta seminascosta nel bananeto. Cominciai col chiedere due gocce di collirio, un po’ di cotone emostatico, alcune pillole contro la malaria e i colpi di sole. Le Oblate Missionarie dell’Immacolata sono state fondate nel Canadà nel luglio del 1952; a pochi anni dalla fondazione la loro Società conta circa ottocento membri, numero incredibile solo per chi non crede che le meraviglie della Grazia avrebbero potuto far si che fossero anche il doppio. Sono delle signorine che si donano completamente a Dio per mezzo dei tre voti religiosi, alla Chiesa per mezzo di un apostolato attivo a disposizione dei Vescovi e dei Sacerdoti, al mondo da salvare per mezzo di una vita vissuta in diretto contatto con le anime. Loro scopo è di testimoniare il Cristo in tutti gli strati della vita sociale e di spandere il cristianesimo con la dedizione e l’Amore poiché l’Amore come la generosità non si insegna ma si comunica. La loro vita è un dono per gli altri, per quelli che non hanno nulla. La loro gioia un patrimonio interiore superiore a qualsiasi vicenda poiché dovunque uno soffre incontrano Gesù loro unico felice Amore. “Caritas Cristi per Maria” è il loro programma.
- Scusi signorina ma loro pregano molto?
- A dire il vero la nostra regola non stabilisce per noi che poche preghiere al giorno; nelle nostre Comunità nessuna campana suona l’ora della Preghiera, gli esercizi di pietà sono affidati alle convinzioni personali di ognuna. Con ciò è evidente che ognuno di noi deve saper pregare molto di più di quello che è stabilito, deve saper trovare tempo di pregare, deve saper pregare mentre lavora, deve avere una spiritualità dell’azione. Ognuna di noi è persuasa che il vero Amore del prossimo supera qualsiasi esercizio di pietà, è la mèta della nostra perfezione; ognuna di noi è troppo convinta che nessun vizio è così contrario per essenza alla Chiesa e nulla così deleterio per la sua fecondità e forza di conquista come la mancanza di Amore, per non fare della sua vita una corsa appassionata verso gli sfiduciati, verso i nemici del Cristo, verso coloro che non lo conoscono e non lo amano. Ed è per questo che le signorine che aspirano a essere della nostra Società, possono fare il loro noviziato in qualsiasi comunità, perché devono venir formate dall’apostolato, nell’apostolato. Ad esempio Elisabetta è ancora novizia.
Elisabetta Lapointe ride di cuore, riderebbe ancora più se sapesse che l’avevamo scambiata nientemeno che per la Direttrice. La Direttrice è Gilberta Lambert; parla dell’ideale della sua vita sottovoce quasi centellinando le parole come se nel descriverlo ne contemplasse tutta l’intima forza e bellezza. Vorrebbe dire ancora molte cose, ma io preferisco andarmene. Ho capito tutto. Guardo in giro distrattamente per la stanza poverissima e gaia; qualche mobiletto malandato, una foto del Papa e del Vescovo, dei libri.
- Molto bene, signorina, molto bene, buona sera.
Ritorno lentamente alla Missione annusando con notevole interesse il cotone emostatico e facendo schizzar via con le dita le pillole contro la malaria, unicamente s’intende per restare fedele al metodo teorico pratico; per fare finta d’essere spensierato.
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