Tante volte ho scritto su san Silvestro al
Quirinale, la dimora romana di sant’Eugenio. (Vedi ad esempio https://fabiociardi.blogspot.com/2016/10/san-silvestro-al-quirinale-dimora.html)
Il convento dei Teatini, che al tempo di Eugenio
era da poco abitato dai Vincenziani, è stato espropriato con l’unità d’Italia e
oggi ospita gli uffici della Corte Costituzionale. Il terzo piano, costruito
probabilmente in un momento tempo successivo, è occupato dal Comando dei Carabinieri.
Tante volte mi sarebbe piaciuto andare a vedere dove poteva trovarsi la stanza nella
quale abitava sant’Eugenio. Nel suo diario offre delle coordinate: «Sono
contento del bello spettacolo che scopro dalla mia finestra da dove spazio su
tutta la città vedendo davanti a me, sotto il giardino della casa dove abito, i
giardini di Palazzo Colonna; di fronte, a poca distanza, le cupole del Gesù e
di altre chiese; un po’ più lontano S. Andrea della Valle; a sinistra la
Colonna Traiana, a poca distanza da lì il Campidoglio, a destra S. Ignazio, il
Collegio Romano e l’osservatorio; più lontano la Colonna Antonina,
Montecitorio, piazza del popolo e tanti altri notevoli edifici; al di sopra di
tutto questo il bel Vaticano e questa incomparabile cupola di S. Pietro: tutta
la città insomma» (Diario, 13 dicembre 1825). L’unica cupola che si può
vedere adesso è quella di una delle chiese gemelle in piazza di Spagna. Il
resto rimane al di fuori della visuale a causa del grande palazzo dell’INA costruiti
proprio di fronte.
Mi ha sempre incuriosito anche la finestra con il piccolo
balcone che dà sull’interno della chiesa. Quando nel 1832 Eugenio venne nuovamente
ad abitare a San Silvestro in occasione della sua ordinazione episcopale, cambiò
di stanza e dimorava proprio in quella con la finestra sulla chiesa. Nel diario
scrive infatti che da lì vedeva il Santissimo e di notte lo pregava.
Finalmente mi sono deciso e grazie al Rettore della
chiesa, p. Luigi Mezzadri, sono riuscito a ottenere il permesso per visitare il
palazzo. È venuto il direttore in persona a guidarci, accompagnato dal
responsabile della sicurezza. Con me anche p. Diego, il postulatore. Ambienti ariosi,
chiostro con una selva d’alberi, corridoi ampi, un susseguirsi elegante di
celle ora trasformate in uffici.
Chiedo subito di vedere la stanza la cui finestra, sempre
chiusa, dà sulla chiesa: è l’unico luogo certo dove ha abitato sant’Eugenio. E non
solo, in quella stanza ha vissuto anche il cardinale Teatino san Giuseppe Maria
Tomasi, antenato di Tomasi di Lampedusa, l’autore del Gattopardo.
Entriamo nella stanza, oggi ufficio del pompieri.
Delusione. C’è un muro dove una volta c’era una finestra, forse tirato su fin
dal tempo delle incamerazioni. Non si può più guardare l’interno della chiesa!
Non credo che i pompieri vi passino la notte in preghiera.
Andiamo nell’altra ala, dalla quale una volta si vedeva “tutta
la città”. In quale cella avrà abitato sant’Eugenio? Sono tutte rigorosamente
uguali, ora uffici luminosi, come luminose erano le celle di allora. Bastano
pochi passi in quei corridoi del secondo piano che circondano il cortile per trovarsi
subito nel mondo degli inizi 1800. Come allora silenzio, compostezza, serietà,
laboriosità. Allora si studiava la legge di Dio, oggi quella dello stato. Non
ci sono più i Vincenziani, ma segretarie gentili e impiegati con giacca e
cravatta che si inchinano al nostro passaggio. All’angolo del corridoio mi è
sembrato di veder passare sant’Eugenio, ma forse mi sono sbagliato.
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