“Madonna dei raccomandati”. Un titolo abbastanza
insolito per una Madonna. Per questo, con un termine più comune, viene chiamata
anche “Madonna della misericordia”.
È una tavola dipinta da Lippo Lemmi agli inizi del
1300. L’immagine è ricorrente nel medioevo: Maria che accoglie sotto il manto i
fedeli. Anche se non ne ha ancora il titolo, è già rappresentata come Madre
della Chiesa. In questa tavola è più evidente ancora, perché è rappresentata
incinta, quasi a dire che è Madre della Chiesa proprio perché Madre di Cristo.
“Madonna dei raccomandati”. Il titolo le viene dal
fatto che il quadro era stato commissionato dalla Confraternita di Nostra
Signora delli Raccomandati, artigiani e nobili orvietani, sorta l’8 aprile
1300. Nelle pagine dello statuto di fondazione si legge che lo scopo primario della
confraternita era insegnare al confrate a vivere da buon cristiano ed aiutarlo
nelle difficoltà.
Chissà che senso aveva nell’italiano di quel tardo
medievale la parola “raccomandati”.
Quando domenica scorsa nel duomo di Orvieto me la
sono trovata davanti, nella affrescatissima cappella del miracolo, ho pensato
che sono un “raccomandato” a lei e da lei e mi sono visto alla sua destra,
mescolato tra gli uomini che le si assiepano attorno. Le ho anche “raccomandato”
tante persone…
Al di là del suo significato originario, che non
so, questo titolo mi piace: “Madonna dei raccomandati”.
Oggi, passando sotto Orvieto in andata e ritorno,
ho ripensato a lei. Tornato a casa, mi ritrovo a messa con la mia numerosa
comunità e mi viene da ridisegnare l’icona. In quella di Orvieto tutti i “raccomandati”,
gli uomini da una parte le donne dall’altra, sono orvietani. I “raccomandati”
di casa mia sono di tutti i colori, di una trentina di nazioni: una varietà
straordinaria.
Vorrei proprio chiedere a Lippo Lemmi di riprendere
i pennelli e mettere sotto il manto di Maria i volti così diversi dei miei
fratelli. In ogni caso io li ho già “raccomandati”.
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