Sembrerà
impossibile eppure, benché sia toscano e abbia fatto il mio liceo classico a
Firenze, soltanto pochi anni fa sono stato per la prima volta nel convento dei
Domenicani a san Marco. Gli affreschi del Beato Angelico li avevo visti migliaia
di volte, sempre in riproduzione. Entrare nel museo che si apre sul chiostro a
pianterreno è come entrare in un paradiso: le tavole esposte sono di grande
ricchezza, piene di ori, lapislazzuli, scintille del divino. È un incanto. Vi sono
dei quadri piccoli dai quali non vorresti più staccarsi: dei gioielli…
Ma
quando sono salito su per le scale per entrare nel quadrilatero del primo piano
con le celle dei frati è stata un’emozione unica. Intanto si para davanti una
delle più belle Annunciazioni, dove il cielo si sposa con la terra. Ne rimasi
abbagliato.
Ma la
sorpresa è stata entrare nelle celle. Gli affreschi si fanno essenziali,
luminosi: intensa bellezza e alta spiritualità si fondono. Sarei voluto
rimanere lì ad ammirare e contemplare…
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Mario
Dal Bello, assieme a tre critici d’arte, ha presentato il suo libro: La rivoluzione della luce. Beato Angelico.
“Non si
possono contemplare le opere di Beato Angelico – ha scritto – se l’animo non è
tranquillo, pulito, libero dalla polvere quotidiana che lo inquina. La luce
della sua arte può allora ferire o provocare un rigetto. Oppure, può aprire la
porta che conduce ad una verità più ampia rasserenante e duratura. Frate
Giovanni è una “presenza" che parla non di sé, ma da sé, illustrando la
meraviglia di una storia umana collegata a quella divina, tutta intrisa di
luce. E ancora oggi il pittore è lì, lungo le scale del convento di San Marco o
in quel porticato oppure sulle pareti di un museo, in attesa di parlare ad
ognuno in un colloquio molto personale. Perciò, quando questo accade, sembra di
respirare per la prima volta perché Angelico non cerca di capire e trasmettere
cosa sia la bellezza, ma Chi sia la bellezza”.
La
presentazione si è conclusa mostrando uno dei più bei bambini che mai sia stato
dipinto…
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