Ogni
anno ricordiamo quella data ringraziando Dio per la nostra vocazione.
Gli
Oblati sono ancora, come li definì Pio IX, gli “specialisti delle missioni più
difficili”?
Chissà…
in ogni caso molti di loro sono all’avanguardia della missione.
Il 25
gennaio di quest’anno, nell’anniversario della fondazione degli Oblati, il superiore
generale, p. Louis Lougen ha offerto alla nostra comunità uno sguardo sull’oggi
della Congregazione: 3631 membri, in quasi 70 nazioni, con 587 studenti di
teologia, 122 novizi…, le cose belle, i punti critici… e finalmente, le
missioni oggi più difficili.
Sorpresa!
A suo dire le più difficili sono Svezia e Uruguay, luoghi nei quali la risposta
al Vangelo, dopo anni e anni di lavoro, rimane molto scarsa; eppure gli Oblati perseverano
con un'umile testimonianza dell'amore di Dio.
Poi le missioni difficili sono da individuare nei luoghi
isolati, di estrema povertà;
nelle situazioni di grande violenza (ad esempio nelle
grandi città), terrorismo, fondamentalismo radicale, in cui gli Oblati vivono
in costante pericolo per le loro vite;
nelle aree in
cui servono una popolazione cattolica molto vasta e in cui le esigenze del
ministero ci superano, tale è la situazione dei migranti e dei rifugiati o, al
contrario, in paesi, che un tempo erano cristiani e ora sono secolarizzati;
nelle missioni
con grande stress psicologico, dove la speranza sembra venir meno, per l'alto tasso di suicidi, alcoolismo, droga, famiglie disfunzionali…
Quando
a Leone XII ricordarono che non era opportuno approvare questo nuovo piccolo Istituto
sorto in Francia, perché la prassi curiale era quella di “lodare” e non di “approvare”
le nuove fondazioni, egli rispose: “Questa Società mi piace. Dite ai cardinali
che devono esaminarla che è mia intenzione che queste regole non siano lodate,
ma che siano approvate”.
Penso
che anche oggi ripeterebbe la stessa cosa.
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