sabato 20 aprile 2019

Pasqua: è risorto con le piaghe



Il Tommaso di Caravaggio che introduce il dito nella piaga del costato di Cristo risorto è una delle icone più note ed eloquenti della Risurrezione. Personalmente non immagino così la scena. A Tommaso è bastato vedere il Signore e le sue piaghe, senza doverle toccare, per crollare in ginocchio e proclamare la più alta professione di fede di tutto il Nuovo Testamento: «Mio Signore e mio Dio». Una fede partecipata e appassionata, viva e personale, espressa con forza dal pronome possessivo: il “mio” Signore, il “mio” Dio.
Gesù risorto non nasconde con vergogna le piaghe della crocifissione. Le mostra come prova del suo amore, sono la sua gloria. Tommaso non voleva vedere Gesù, ma il “segno” dei chiodi, il “segno” della lancia. In fondo cercava il segno di quanto fosse stato amato. Se Dio è Amore, Gesù ha un solo modo per mostrarsi Dio: amare con un amore da Dio! Le sue piaghe lo rivelano. Non le ha cancellate perché sempre, per tutta l’eternità, vi si leggesse il suo amore infinito.

Anche noi, soprattutto quando, come i discepoli nel cenacolo, ci sentiamo soli, o tristi, o scoraggiati, o delusi, o disperati, abbiamo bisogno di vedere le piaghe del Cristo. Dovremmo saperlo riconoscere in ogni piagato, in ogni persona che soffre, in ogni situazione che sanguina, nelle nostre stesse piaghe, fatte di limiti, peccati, fallimenti, nelle sofferenze più assurde e le meno attese… Anche in quelle di una Chiesa che si trova ogni giorno di più ingolfata negli scandali. «Siamo invitati a non dissimulare o nascondere le nostre piaghe – ha affermato con coraggio papa Francesco il 16 gennaio 2018 durante il suo viaggio in Cile –. Una Chiesa con le piaghe è capace di comprendere le piaghe del mondo di oggi e di farle sue, patirle, accompagnarle e cercare di sanarle. Una Chiesa con le piaghe non si pone al centro, non si crede perfetta, ma pone al centro l’unico che può sanare le ferite e che ha un nome: Gesù Cristo. La consapevolezza di avere delle piaghe ci libera; sì, ci libera dal diventare autoreferenziali, di crederci superiori».
Una Chiesa con le piaghe non ci fa paura, perché Gesù le ha fatte sue.

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