Ci sono dei periodi della vita nei quali vorremmo
starcene da soli, tagliare con tutti, portare avanti la nostra vita in pace
come ci pare e piace, senza sentirci condizionati da niente e da nessuno. Ci
sono altri periodi nei quali avvertiamo il bisogno di qualcuno che ci stia
accanto, con il quale condividere quanto proviamo e viviamo, soprattutto le
gioie, le esperienze belle. Ci sono altri periodi ancora nei quali subentrano
difficoltà economiche, prove di salute, di solitudine, di stanchezza, oppure
dolori grandi e allora abbiamo bisogno di un aiuto, perché ci accorgiamo che da
soli non ce la facciamo. Lo vediamo ad esempio quando sopraggiunge una
malattia, un ricovero in ospedale… Se non si mobilita tutta la famiglia… Tante
cose è impossibile portarle avanti da soli, ci moriremmo sotto.
Nel susseguirsi di momenti tanto diversi, piano
piano si capisce che l’unità della famiglia è un valore incalcolabile. Davvero
è il primo nucleo sociale che dà sicurezza e solidità. Ci sono tante altre
“comunità” sociali di cui dobbiamo avvalerci, gli amici, i colleghi, i vari
gruppi di riferimento… Ma la famiglia ha qualcosa di speciale, è come lo
zoccolo duro.
C’è la piccola famiglia e la grande famiglia. Il
gioco sapiente è quello di articolare i rapporti, all’interno della piccola
famiglia e tra le famiglie che compongono la grande famiglia, in maniera da
assicurare libertà e coesione, due elementi indispensabili che vanno
armonizzati tra di loro.
Uno dei fattori di coesione è la narrazione.
Questo vale per ogni tipo di comunità. Ogni nazione ha i suoi “miti” fondativi.
Per Roma, Romolo e Remo, gli Orazi e i Curiazi, Giulio Cesare… Per l’Italia,
Garibaldi, Cavour, il Piave, la Resistenza. Non ne parliamo del cristianesimo:
ogni anno raccontiamo il Natale, la Pasqua… Non c’è identità, nazionale,
religiosa, personale, senza storia. Se una persona non ha una storia è
spaesata.
Così per la famiglia. Una famiglia è tanto più
coesa quanto più sa elaborare e narrare la propria storia, nella quale piano
piano tutti i membri dovrebbero potersi riconoscere. Una volta le narrazioni
avvenivano nel canto del fuoco, con le lettere, le foto…. Oggi possono passare
attraverso Instagram, Facebook, WhatsApp… Gli strumenti cambiamo, quello che
non dovrebbe cambiare è la capacità di condividere storie, fatti, impressioni
in maniera non soltanto immediata e superficiale, ma riflessa, con contenuti
profondi. Con la storia si trasmettono i valori e si forgia l’identità.
Ho consegnato ai nipoti una pagina di vita dei nonni, ormai di mezzo secolo fa, che non conoscevano.
Spero che susciti il desiderio di proseguire nella
narrazione, perché la vita continua, si dirama in tante direzioni, porta nuove
fioriture. Se saranno capaci di condividere il vissuto, con il passare
degli anni sentiranno che l’identità si rafforza, così come il senso di
appartenenza e acquisteranno sicurezza e stabilità. Vivere e trasmettere, accogliere
e donare, così va avanti la vita. Ogni piccola famiglia darà poi origine a sua
volta ad una grande famiglia e la vita continua.
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