«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella
rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora
in poi non peccare più» (Gv 8, 1-11).
Com’è noto, dal punto di vista testuale, questo brano fa
problema. È stato inserito nel Vangelo di Giovanni soltanto 300 anni dopo la
sua stesura. Prima non era registrato in nessun Vangelo. Perché? Gli scritturisti
avanzano varie ipotesi.
Io, da ignorante, dico che questo episodio era difficile da
accettare, come è stato difficile accettare l’affermazione di papa Francesco
sul volo di ritorno da Rio de Janeiro, quando rispose al giornalista che gli chiedeva dei gay: «Se
una persona è gay… chi sono io per giudicarla?». Apriti cielo! Chi sono io? Ma
sei il papa, se non dici tu dov’è la verità la Chiesa è finita! Il Papa conosce
bene la dottrina morale, ma gli interessa la persona, quella singola persona
che ha davanti.
Un conto è la verità, un conto è come una persona accoglie e
vive la verità. La verità e la dottrina sono facilmente dichiarabili, ma la
situazione concreta di una persona chi può giudicarla?
I principi ci sono, poi occorre il discernimento per l’applicazione
di essi a quella persona unica e irrepetibile.
La legge dice che una donna sorpresa in adulterio deve essere
lapidata. Tu che dici, la lapidiamo? Così chiedono a Gesù persone dotte, che
conoscono bene il codice.
Gesù non risponde e si mette a scrivere per terra. Cosa scrive?
Quante supposizioni, a partire da san Girolamo fino a oggi! Personalmente penso
fosse un modo per rispondere come ha risposto papa Francesco: “Chi sono io per
giudicare?”. Ma come chi sono io, non sei il Figlio di Dio?, se non applichi la
legge tu… Gesù si rifiuta di condannare.
La legge è chiarissima, la donna va lapidata e basta (Lv 20, 10; Dt 22, 22-24). Gesù va dunque contro la legge? Gesù non ha davanti a
sé una legge, ma una persona.
Alla fine, dopo che tutti se ne sono andati, rimangono loro due
soltanto: «rimasero solo Gesù e la donna». Agostino commenta: «rimasero solo la
miseria della donna e la misericordia di Gesù».
Cosa fa Gesù davanti alla miseria di quella povera donna? Fa quello
per cui il Padre l’ha mandato: «Dio ha mandato il suo Figlio non mondo non per
condannare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3, 17).
È a causa di questi gesti (questo è stato censurato
per 300 anni) che Gesù venne condannato a morte. Per gli stessi gesti anche Papa
Francesco riceve la medesima condanna.
Da che parte stare? Dalla parte della
misericordia.
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