L'altare dei primi voti |
Giovedì
santo 1816.
Come non
ricordare quel giorno che segnò una tappa fondamentale nella storia dei
Missionari Oblati?
Così lo
racconta sant’Eugenio:
La mia intenzione, consacrandomi al ministero
delle missioni per lavorare soprattutto all’istruzione e alla conversione delle
anime più abbandonate, era di imitare l’esempio degli apostoli nella loro vita
di dedizione e abnegazione. (…) Il mio pensiero fisso fu che la nostra piccola famiglia
doveva consacrarsi a Dio e al servizio della Chiesa con i voti di religione.
(…)
Mi confidai dunque col primo di loro [i suoi
compagni], padre Tempier, che avevo scelto come mio direttore e che mi aveva
preso come suo. Fu incantato da questa proposta, che rispondeva ai suoi
pensieri. Convenimmo allora, Tempier ed io, di dare un seguito al progetto. (…)
Il Giovedì Santo, entrambi sotto l’impalcatura del
bel repositorio che avevamo innalzato sull’altare principale della chiesa della
missione, nella notte di quel santo giorno, facemmo i nostri voti con
indicibile gioia.
Assaporammo la felicità durante tutta quella bella
notte alla presenza di Nostro Signore, ai piedi del magnifico trono in cui l’avevamo
posto per l’ufficio del giorno successivo, e pregammo il divin Maestro, se la
sua santa volontà fosse stata di benedire la nostra opera, di condurre i
compagni già presenti e quelli che si sarebbero associati in futuro di comprendere
quanto valesse questa oblazione di tutto sé stesso, data a Dio, se si voleva
servirlo con cuore indiviso e consacrare la vita alla diffusione del suo santo
Vangelo e alla conversione delle anime. I nostri desideri furono esauditi.
Erano
mossi non da un semplice desiderio personale di santità: il gesto implicava l’intero
gruppo, anche noi, che veniamo dopo 200 anni. Forse non tutti i primi compagni
in quel momento erano pronti per la vita religiosa, ma Eugenio considerava i
consigli evangelici “come indispensabili da abbracciare”. La sua scelta,
assieme a Tempier, in quel Giovedì santo del 1816, avrebbero fatto germogliare in
seno della comunità il desiderio di “questa oblazione di tutto se stessi, fatta
a Dio”, espressa nei voti.
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