Dopo essere stato tanti anni con padre Nazareno, “provinciale
di sant’Antonio” a Padova, non posso ricordare con particolare affetto che il
13 giugno è la festa del santo di Padova (o di Lisbona).
È chiamato il “dottore evangelico”, perché annunciava la
Scrittura con particolare ardore. La vedeva scendere dal cielo «simile a
pioggia spirituale». Per lui era come «uno specchio, nel cui splendore sta il
volto della nostra origine: da dove siamo nati, quali siamo nati, e a che scopo
siamo nati». Se la Parola di Gesù ha la forza e l’efficacia di un fuoco, essa –
sembra dirci il santo – è anche come l’acqua che disseta e feconda:
La parola del Signore scende sull’uomo,
parola di vita e di pace,
parola di grazia e di verità.
O Parola che non sferza, ma che inebria il cuore.
O Parola dolce, che conforta il peccatore.
O Parola di lieta speranza!.
O Parola, fresca acqua per l’anima assetata,
gradito messaggero che porta gradite notizie dalla
patria lontana.
O quanto beato e veramente degno di essere chiamato
“Giovanni” (dono di Dio),
colui sul quale scende questa Parola,
Ti scongiuro, Signore, scenda sul tuo servo la tua
Parola,
e “secondo la tua Parola egli vada in pace” (Lc 2,
29).
“Lampada per i miei passi è la tua Parola” (Sal 118,
105).
(Sermone della IV domenica di Avvento, 3)
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