venerdì 23 giugno 2017

In una casa rococò e nella sala del trono di Leone XIII


Grazie al mio solito lavoro di “guida” conduco la mia comunità in visita alle stanze di san Luigi Gonzaga e di san Giovanni Berchmans, sopra la chiesa di sant’Ignazio.

Ma prima di entrare è d’obbligo fermarsi a guardare quell’originalissima casa rococò costruita all’inizio del 1700 sulla piazza, proprio davanti alla chiesa: incredibile ma vero, è la casa che gli Oblati hanno abitato tra il 1881 e il 1887!
Nei primi giorni della Terza Repubblica, nel 1880, furono emanati decreti e leggi repressive contro i religiosi in Francia. Anche gli Oblati furono costretti a sciogliersi. Nell’anno successivo furono espulsi dallo Scolasticato del Sacro Cuore di Autun. Dopo un breve periodo a Inchicore, in Irlanda, un gruppo di scolastici venne mandato a Roma.
Già da alcuni anni c'era una presenza oblata a Roma: la casa di S. Brigida a piazza Farnese, poi trasferita in via Montanara 115, via Monserrato 149, via della Purificazione 54, via Monterone 79; questi luoghi avevano ospitato una procura e, di tanto in tanto, anche altri Oblati.
Nel 1880 venne acquistata la proprietà a piazza S. Ignazio giusto di fronte alla Chiesa di S. Ignazio, e fu proprio questo edificio ad accogliere, il 10 novembre 1881, il primo gruppo di 15 scolastici al loro arrivo a Roma.
Andavano all’Università Gregoriana, ospitata a quell’epoca presso il Collegio Germanico, vicino al Pantheon.

Il 28 maggio 1882, giorno di Pentecoste, su richiesta del superiore, padre Cassiano Augier, tutta la comunità fu invitata da Leone XIII alla sua messa nella cappella privata in Vaticano. Dopo la celebrazione ci fu l’udienza nella sala del trono. La conversazione fu amichevole e spaziò su vari soggetti. Tra gli altri verté sull’importanza dello studio della teologia, basato specialmente su san Tommaso come il papa aveva raccomandato nella sua recente enciclica Aeterni Patris (1879). Ecco la trascrizione della conversazione:

- Ora siete tranquilli, protetti, ma più tardi, nel santo ministero, vi imbatterete in alcuni pericoli: dovete difendere la Chiesa e la Chiesa perseguitata. Per non venir meno, ci vogliono virtù salde, salde, ha ripetuto con forza. Ci vuole anche una scienza salda. Sono felice di vedervi numerosi. Il numero genera emulazione e passione: circuli faciunt doctores. Sono felice anche di sapere che seguite i corsi all’Università Gregoriana... Lì ci sono professori egregi, i meglio preparati fra i Gesuiti, che io stesso ho fatto venire dalla Francia e dall’America, dove insegnavano. Li ho richiesti al generale della Compagnia per dare maggior forza agli studi di teologia e filosofia, e anche perché si insegni secondo la dottrina e il metodo di san Tommaso.
- Il nostro venerato Fondatore ci ha particolarmente raccomandato lo studio di sant’Alfonso Maria de’ Liguori e del Dottore Angelico; i nostri primi fratelli avevano come solo libro di dogma la Summa di san Tommaso.
- Eh! Ha esclamato il Santo Padre con evidente soddisfazione, il vostro Fondatore, i vostri anziani, vi consigliano lo studio di san Tommaso d’Aquino e il Papa ve lo ordina; di cos’altro c’è bisogno?
Per alcuni momenti ancora ha insistito sulla necessità di fare studi seri e di formarsi alla dottrina e al metodo del Dottore Angelico, riassumendo alla fine il suo discorso in queste parole più volte ripetute:
- Abbiate una virtù salda, una scienza salda. (“Missions OMI”, 20 [1882], p. 340-341)


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