Sull’ultimo numero della rivista “Feeria” trovo inaspettatamente un interessante
articolo sul desiderio che espone i contenuti di un libro di Benoît Garceau scritto in francesi nel 1997, venti anni
fa, e ancora d’impressionante attualità: La via del desiderio, pubblicato in italiano nel 2000.
Quello che non dice l'articolo è che Benoît Garceau è un filosofo Oblato che ha insegnato per tanti anni all'Università di Ottawa.
Il libro
termina con l’invito a educare
al desiderio come un compito fondamentale per la vita spirituale, spiegandone
il perché.
Il
primo luogo, il desiderio è connesso sempre alla facoltà di prendere decisioni,
al coraggio di scegliere, di decidersi per qualcosa. Quando si desidera, ci si
decide per la persona o la cosa desiderata. Anche nella vita spirituale non
basta la sola volontà per decidere, ma la decisione è sempre frutto del
desiderare. Decidersi per Dio deve combaciare quindi con il desiderio profondo
di Dio.
In
secondo luogo, il desiderio richiede una grande capacità di rinuncia: rinuncia
a tutto ciò che abbasserebbe il livello dei nostri obiettivi, dei nostri
ideali. Tra il desiderare e l'ottenere c'è sempre un periodo di attesa. Bisogna
quindi saper coltivare l'attesa, saperla valorizzare come un periodo in cui
possiamo approfondire e chiarire quello che desideriamo. Il periodo
dell'attesa, sempre più accorciato nella cultura del «tutto e subito», è invece
fondamentale per conoscere e accrescere il nostro desiderio. «Dio mette da
parte ciò che non vuole darti subito – ricordava sant'Agostino – affinché tu
impari a desiderare grandemente cose grandi» (Discorsi, 61).
Infine,
non è la volontà, ma il desiderio che attiva tutto il nostro sistema psichico:
il desiderio proietta verso il nuovo, verso il futuro, rende creativi, capaci
di immaginare la vita come potrebbe essere se riusciamo a realizzare un ideale,
uno scopo, un progetto. Scelta e desiderio devono stare sempre uniti. Ciò che
non attrae non può diventare mèta stabile di una vita.
Il
desiderio, in fondo, porta calore, contenuto, immaginazione, gioco puerile,
freschezza e ricchezza a tutta la nostra vita. La volontà offre la direzione
concreta, dona al desiderio la sua maturità. Essa sorveglia il desiderio, gli
permette di maturare senza correre rischi eccessivi. Ma, senza desiderio, la
volontà perde la sua linfa vitale, la sua spontaneità.
Il
valore e la qualità di un individuo non dipendono da ciò che egli è
visibilmente, ma da ciò che desidera essere. Occorre reagire quindi alla
«caduta del desiderio», questo fenomeno paradossale che minaccia le società
libertarie, consumistiche, permissive e che è la conseguenza di come i desideri
sono trattati nella maniera sbagliata: come bisogni che devono essere
soddisfatti. Questo porta velocemente alla nevrosi da insoddisfazione, alla
noia e all'apatia. Bisogna invece scoprire il desiderio fondamentale della vita
umana, il desiderio di amare e di essere amati, di comunione con gli altri e
con Dio.
Questo
desiderio che abita nel profondo di ogni uomo lo può risvegliare soltanto lo
Spirito di Dio. Perché, ricordiamolo, la vera spiritualità cristiana è vita
nello Spirito santo, colui che risveglia in noi il desiderio di Dio. E lo
Spirito da chi è stato donato ai cristiani se non da Gesù Cristo?
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