In occasione del processo di beatificazione di Igino
Giordani ho accolto ed espletato con gioia il compito di censire quattro delle
sue opere. È stata l’occasione per testimoniare l’alta stima che ho sempre
nutrito nei suoi confronti da quando l’ho conosciuto di persona negli ultimi
anni della sua vita. Aveva superato traversie di ogni genere ed era diventato -
così appariva ai miei occhi - semplice e mite, puro di cuore, con sulle labbra
quel perenne sorriso che lasciava intravedere il superamento di tante prove. Mi
sembrava giunto all’approdo sereno dopo una traversata avventurosa e piena di
pericoli.
Ricordo quando, nella nostra comunità degli Oblati a
Frascati, aprendo la porta me lo trovavo davanti per una delle sue graditissime
improvvisate. Oppure quando stava seduto su una panchina, nel giardino del
Centro Mariapoli a Rocca di Papa, circondato da ragazzi, giovani, famiglie
intere, in un dialogo semplice e intenso. Mi sono rimasti impressi soprattutto
le brevi visite agli incontri dei religiosi al Centro Mariapoli. Spesso gli
bastava farci sapere che aveva sempre vissuto in compagnia dei nostri fondatori
e dei nostri santi, che aveva letto i loro scritti e aveva pubblicato biografie
e profili su di loro.
Lo studio attento delle opere affidatemi mi ha condotto ad
una nuova comprensione della sua persona, del suo pensiero, della sua eroica
vita cristiana. Pur nella loro diversità due tratti mi sono sembrati ricorrenti
nei suoi scritti: la visione
onnicomprensiva, a tutto campo del messaggio cristiano; per lui parlare di
cristianesimo significa parlare di teologia (soprattutto biblica e patristica),
ma anche di storia, letteratura, arte, economia, politica, sociologia,
psicologia…; la sentita rivalutazione del
laicato cristiano: rivendica per il laico la stessa santità del monaco e
del sacerdote, lo stesso impegno nella diffusione della fede e vede gli ambiti
della vita sociale e familiare come autentici luoghi di santificazione. Tutta
la sua vita ne è stata una eminente testimonianza. Forse nessun altro laico
come Giordani ha dedicato tutta la vita alla causa del Vangelo con tanto
impegno culturale.
In particolare ho studiato la sua opera Segno di contraddizione.
È ora apparso sulla rivista “Nuova Umanità” un mio articolo
su questo capolavoro della letteratura cristiana. Invito alla lettura: Segno di
contraddizione: Giordani
rivoluzionario, "Nuova Umanità", 226 (2017/2), p. 107-122.
Rivoluzione cristiana
avrebbe dovuto essere il titolo originario del libro, scartato dall’editore per
la troppo evidente contrapposizione all’imperante rivoluzione fascista.
La scelta del nuovo titolo non appare meno provocatoria,
indicando l’origine e l’essenza di quella rivoluzione, Cristo. “Vediamo –
termina l’introduzione – se oggi Cristo resti ancora, come 1900 anni fa, il segno di contraddizione” (p. XXXV).
Non privo di significato al riguardo l’anno di edizione,
1933, anno santo della Redenzione, come annota a mano sulla prima copia
stampata, precisando: “13 aprile 1933, mercoledì santo, Anno Santo”.
Il libro si propone di cercare “i termini di quella
rivoluzione”. L’aggettivo con il quale è qualificata la modalità di tale
ricerca ne rivela lo stile: “spregiudicatamente” (p. XXXV); un aggettivo che
ritrae la grande libertà e l’apertura di mente di Giordani.
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