In quel tempo,
Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui Giovanni (Mt 3, 13-17)
Gesù si lascia annoverare tra i peccatori, pienamente
solidale con noi. Si deve infatti “adempiere ogni giustizia” ed egli si
sottomette in tutto al piano divino di salvezza. Scende nel fiume con gesto di
umiltà e di conversione. È “l’Agnello di Dio”, come ha profetizzato Giovanni, e
per far nascere la nuova creazione deve prendere su di sé il peccato del mondo e annegarlo nelle acque
del Giordano. È il segno e l’anticipazione di un altro battesimo, che da quel
momento Gesù ha iniziato a desiderare ardentemente, quello della croce.
Quando esce dalle acque, segno e anticipazione della futura
risurrezione, vide aprirsi i cieli. «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!»,
gridava il profeta Isaia (63,19), facendosi voce dell’intera umanità. La
disobbedienza di Adamo aveva chiuso i cieli, irrimediabilmente. Ora l’obbedienza
di Gesù – “conviene che adempiamo ogni giustizia” – li apre di nuovo: lo Spirito può
tornare sulla terra e la voce del Padre risuona in mezzo a noi.
Lo Spirito che all’inizio dei tempi si librava sulle acque
per ordinare il caos primordiale in cosmo, ora scende su Gesù per dare inizio
ad una nuova creazione. Il nuovo Adamo esce dalle acque e porta con sé in alto
tutto intero il cosmo. Egli è la nuova creazione. Col suo battesimo inizia la
storia del mondo nuovo.
Il simbolo della colomba rimanda, ancora, al racconto del
diluvio. Come la colomba di Noè aveva annunziato che il diluvio universale era
cessato e che era giunta un’èra di pace e di salvezza, così ora, nel battesimo
di Gesù, la colomba dello Spirito annuncia che l’eterno naufragio del mondo è
finito. Splende un nuovo arcobaleno a segnare la nuova alleanza messianica, da
cui nasce la nuova umanità.
Il battesimo di Gesù è anche un nuovo esodo. Come la
colonna di fuoco precedette il popolo d’Israele attraverso il Mar Rosso, così Gesù
ci precede e ci fa passare dalla schiavitù alla libertà, dal peccato alla
grazia, dalla morte alla vita.
Il Vangelo di Matteo, a differenza di Marco e Luca, riporta
le parole del Padre in terza persona: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il
mio compiacimento”. Non si rivolge a Gesù, ma a noi. È l’invito a
riconoscerlo come Figlio di Dio, ad accoglierlo, a lasciarlo penetrare nella
nostra vita, così che possa annegare nelle acque del battesimo il nostro “uomo
vecchio” e farci rinascere a vita
nuova, creazione nuova.
Grazie al suo battesimo anche nel nostro battesimo si
aprono i cieli, scende lo Spirito e il Padre ci rende figli suoi, figli di Dio.
Anche noi poniamo in lui il nostro compiacimento, per
seguirlo
nelle acqua della morte e della vita.
Annega
il mio uomo vecchio
nelle
acque del tuo battesimo
e
crea in me l’uomo nuovo.
Prendimi
con te
seguace
fedele
nel
tuo cammino
di
morte e di vita.
Fa
risorgere il mondo intero
dal
suo abisso di male
e
aprici i cieli
a
contemplazione di Dio
e
del nostro disegno divino,
a
comunione tra cielo e terra
per
fare della terra il tuo cielo.
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