In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù
venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato
del mondo!” (Gv
1, 29-34)
Lo
sentiamo ripetere ogni volta che andiamo a messa, prima della comunione: “Ecco
l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. La testimonianza del Battista
continua a risuonare lungo i secoli, quotidianamente. Egli è sempre tra noi,
col dito proteso verso Gesù, in un invito costante a
seguirlo.
Quante
evocazioni nella figura biblica dell’agnello: il servo sofferente, ingiustamente
condannato al posto dei peccatori, di cui parla Isaia; la vittima pasquale il
cui sangue allontana l’angelo sterminatore; il sacrificio offerto ogni giorno
nel tempio di Gerusalemme. Tutti segni profetici che ora hanno in Cristo il
compimento.
Egli
si fa accanto a noi, si carica sulle spalle il nostro peccato, togliendolo da
noi. Lo porta sulla croce e, nel momento in cui gli ebrei sacrificano l’agnello
di Pasqua, anch’egli viene immolato. Con la sua morte annienta il nostro male, condividendolo
e facendolo proprio; ci rende liberi, puri e immacolati al cospetto di Dio, che
ci ridona come Padre.
Giovanni
Battista non lo conosceva per quello che era veramente. Poi una luce intensa l’ha
illuminato. A quanti sono attorno a lui, egli comunica la propria esperienza. La sua è
un’autentica testimonianza. Nel Vangelo di Matteo, domenica scorsa, abbiamo
udito il Padre che proclamava Gesù Figlio suo. Oggi, nel Vangelo di Giovanni,
non è più il Padre che parla, ma il Battista.
Come
lui ogni cristiano. Tocca a noi, alla Chiesa, testimoniarlo, additarlo presente
nel mondo, nella nostra vita e innamorare di lui.
Anch’io
quotidianamente, a quanti partecipano alla messa, rivolgo le stesse parole di
Giovanni il Battista: “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”.
Ma la mia è veramente una testimonianza come lo fu la sua? o semplicemente la
ripetizione meccanica di quanto mi indica il messale?
Dovrei
poter dire, e con me ogni cristiano: l’Agnello di Dio si è accostato a me,
posso testimoniare che ha preso su di sé il mio peccato, sperimento una libertà
nuova perché lui mi ha fatto libero. Dovremmo dirlo con le parole, ma
soprattutto con la vita, mostrando il frutto di quanto egli ha operato in noi,
la gioia di saperci da lui salvati, la freschezza che ci viene dal dono di
poter ricominciare ogni giorno.
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