venerdì 6 gennaio 2017

Epifania, tra magi e monache



Ho celebrato la messa dell’Epifania nel coro monumentale delle Domenicane a Prato.
Appena tornato da Mumbai non potevo non parlare loro dei Parsi, il popolo dal quale partirono i magi in cerca del re d’Israele.
Arrivarono dall’Oriente, dive il Vangelo, senza altre specificazione. Erano i vicini Nebatei o venivano da più lontano, dalla Persia appunto? In questo caso sarebbero stati zoroastriano, seguaci della religione di Zoroastro o Zaratustra, esperti nell’astrologia, capaci di interpretare i segni delle stelle che li guidarono fino a Betlemme...
L’invasione islamica li costrinse a fuggire. Oggi i profughi di guerra di quelle terre fuggono in Europa, allora in India.
Come li accolse il re di Gujarat? Si fece portare un bicchiere di latte pieno fino all’orlo. Il suo regno era già pieno, non era possibile accogliere più nessuno. I profughi versarono allora dello zucchero nel bicchiere di latte e promisero al re che si sarebbero armonizzati con la sua gente come lo zucchero si scioglie nel latte. 
Oggi i Parsi (coloro che provengono dalla Persia), i seguaci dell’antica religione, sono poco più di centomila, la maggior parte a Mumbai. Non ho potuto visitare il loro tempio del fuoco, perché interdetto a chi non fa parte di quel popolo.

Una volta o l’altro andrò comunque a venerare le reliquie dei loro famosi antenati che erano andati ad adorare Gesù. Marco Polo asseriva di aver visto le loro tombe a Saba, a sud di Teheran, mentre invece erano a Costantinopoli, per poi salire a Milano, venire razziate da Federico Barbarossa e infine riposare nella cattedrale di Colonia.
Sembra sia il più grande sarcofago d’Europa e contiene proprio i resti dei quattro magi (quattro? Ma non erano tre? Ma questa è tutta un’altra storia…)


Nessun commento:

Posta un commento