Le feste sono finite! Rimpianti? No, la gioia di ricominciare nell’ordinarietà
della vita. Finalmente i bambini e i ragazzi tornano a scuola e in casa si è
più liberi; dolci e pasti ricercati lasciano il posto al pane quotidiano; il
lavoro ricomincia come sempre, restituendoci il sano senso della ferialità.
La liturgia si apre al tempo “durante l’anno”, quello che ritma il
cammino di tutti i giorni.
Programmatico, al riguardo, la prima pagina del vangelo che
abbiamo letto oggi e che dà l’inizio di questo nuovo periodo: è anche per Gesù
l’avvio della vita pubblica, che si apre con un annuncio semplice e intenso: “Convertitevi
e credete nel Vangelo”.
Ma cosa vuol dire convertirsi e credere al Vangelo?
Gesù lo fa subito vedere chiamando i primi discepoli: significa
seguirlo!
Bello il commento di san Girolamo:
La vera fede non conosce
indugio; appena hanno sentito, loro hanno creduto, l’hanno seguito e sono
divenuti pescatori. «Subito, lasciate le reti»… Quale indizio avevano, quale
segno sublime avevano notato per seguirlo appena chiamati? Ci rendiamo conto
che, secondo ogni evidenza, qualcosa di divino emanava dallo sguardo di Gesù,
dall’espressione del suo viso, che induceva quanti guardavano Gesù a voltarsi
verso di lui… Perché dico questo? Per mostrarvi che la parola del Signore
operava, e che attraverso anche la minima delle sue parole, egli lavorava alla
sua opera: «Egli disse e furono creati» (Sal 148,5); con la stessa semplicità,
lui ha chiamato e loro hanno seguito...: «Ascolta, figlia, guarda, porgi
l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la
tua bellezza» (Sal 44, 11-12).
Iniziare l’anno nella sua ordinarietà significa seguire Gesù, giorno
per giorno, attenti a quello che compie per riviverlo e a quello che dice per
attuarlo…
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