L’alba ha disegnato colori tenui, appena
percettibili tra le nubi ancora scure della notte. Nel freddo pungente del
primo mattino bisogna stare fermi, attenti, perché i passaggi sono rapidi e l’incanto
svanisce presto. Valeva la pena venire a Loppiano anche solo per questo momento
di contemplazione.
Ed ecco subito le lezioni al corso di
qualificazione per la formazione e l’animazione in Vita consacrata. Una ventina
di presenze attente, motivate, attive. In più riprese ho esposto il tema: “Carismi
in comunione per una evangelizzazione profetica”, seguito da lavori di gruppo e
condivisioni di esperienze.
Copio solo un passaggio della mia
esposizione:
L’esortazione
apostolica Vita consecrata, «in vista
del rinnovamento della missione» e come «elementi importanti per un proficuo
inserimento degli Istituti nel processo della nuova evangelizzazione», domanda,
assieme alla fedeltà al carisma di fondazione, «la comunione con quanti nella
Chiesa sono impegnati nella stessa impresa, specialmente con i Pastori, e la
cooperazione con tutti gli uomini di buona volontà» (n. 81). Chiara indicazione
del bisogno di una sinergia sia all’interno dei singoli Istituti religiosi, sia
tra tutte le componenti ecclesiali coinvolte nella nuova evangelizzazione, con
l’apertura anche a persone e istituzioni al di fuori della Chiesa. La nuova evangelizzazione sarà tale se frutto di
unità.
L’unità richiesta può essere intesa come scelte
operative fatte insieme, in campi omogenei. Questa unità operativa sarà
possibile a condizione che vi sia un’unità più profonda, teologale. È l’invito
rivolto dall’Istruzione Ripartire da
Cristo: «La comunione che i consacrati e le consacrate sono
chiamati a vivere va ben oltre la propria famiglia religiosa o il proprio
Istituto… Non si può più affrontare il futuro in dispersione. È il bisogno di
essere Chiesa, di vivere insieme l'avventura dello Spirito e della sequela di
Cristo, di comunicare le esperienze del Vangelo, imparando ad amare la comunità
e la famiglia religiosa dell'altro come la propria. Le gioie e i dolori, le
preoccupazioni e i successi possono essere condivisi e sono di tutti» (n. 31).
Una tale unità costituisce un autentico
“metodo”, nel senso originario del termine greco, un cammino da seguire, la
Via, perché porta la presenza del Signore Risorto all’interno delle
comunità e tra le comunità; quello stesso Signore che si rese presente tra i
tra i due discepoli di Emmaus. Come allora era lui a spiegare le Scritture,
così oggi sarà lui a spiegare le parole evangeliche che definiscono il carisma
di ciascuno. L’azione di Gesù in mezzo ai
suoi promessa a quanti sono uniti nel suo nome, illumina la mente e fa
ardere i cuori. Consente, non soltanto una comprensione intellettuale della
propria identità spirituale e carismatica, ma che apre anche la via e infonde
la forza per attuarlo nell’oggi e per tradurlo in vita.
Da sola
ogni istituzione religiosa non potrà avere la luce e la forza per affrontare la
complessità della situazione odierna. Dobbiamo metterci insieme, non tanto per
concertare strategie comuni – anche questa se e quando sono necessarie – ma
soprattutto perché dall’unità, dalla presenza del Signore che dona il suo
Spirito, venga ad ogni singolo Istituto la luce per leggere i segni dei tempi,
per comprendere l’essenza del proprio carisma, per trovare le vie della sua
attuazione oggi. La nuova evangelizzazione richiede un’unità a tutto campo.
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