“Infatti,
l’amore di Cristo ci spinge” (cfr 2 Cor 5, 14-20).
Sono esperienze sulla Parola di vita raccontate da bambini di quinta elementare di una scuola di Roma. Forse non vi è un legame immediato tra tali esperienze e la Parola che vivevano
in quel momento,
ma è proprio questo il frutto del Vangelo vissuto: lo sprone ad amare.
Qualsiasi Parola ci proponiamo di
vivere, gli effetti sono sempre gli stessi:
essa ci cambia la vita, ci mette in cuore la spinta ad essere attenti ai bisogni dell’altro, fa sì che ci poniamo a servizio
dei fratelli e delle sorelle.
Non può essere diversamente: accogliere e vivere
la Parola fa nascere
in noi Gesù e ci porta ad agire come lui. È ciò che lascia intendere
Paolo quando scrive qui ai Corinti.
Ciò che spingeva
l’apostolo ad annunciare il Vangelo e ad adoperarsi per l’unità delle sue comunità, era la profonda
esperienza che aveva fatto di Gesù. Si era da lui sentito
amato, salvato; era penetrato nella sua vita al punto che niente e nessuno avrebbe mai potuto separarlo
da lui: non era più Paolo a vivere,
perché Gesù viveva in lui. Il pensiero che il Signore l’avesse amato al punto da dare la vita lo faceva impazzire, non gli dava pace e lo spingeva con forza irresistibile a fare altrettanto con altrettanto amore.
L’amore
di Cristo spinge
anche noi con la medesima
veemenza?
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Ciò appare
urgente soprattutto nel campo ecumenico. Questa parola è stata scelta in questo mese, nel quale si celebra la Settimana di preghiera
per l’unità, proprio per essere vissuta insieme dai cristiani delle diverse Chiese e comunità,
perché ci si senta tutti spinti, dall’amore di Cristo,
ad andare gli uni verso gli altri,
così da ricomporre l’unità.
«Sarà autentico
cristiano della riconciliazione – affermava
Chiara Lubich all’apertura della IIª Assemblea
Ecumenica Europea a Graz, Austria,
il 23 giugno 1997 – solo chi sa amare gli altri con
la carità stessa di
Dio, quella carità che fa vedere Cristo in ognuno,
che è destinata
a tutti – Gesù è morto per tutto il genere umano –, che prende sempre l’iniziativa, che ama per prima; quella carità che fa amare ognuno come sé, che ci fa uno con i fratelli e le sorelle: nei dolori e
nelle gioie. E occorre che anche le Chiese amino con questo amore».
Viviamo
anche noi la radicalità dell’amore con la semplicità e la serietà
dei bambini della scuola di Roma.
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