domenica 31 maggio 2015

Saint Justin, la baraccopoli con grotta di Lourdes



Dopo le notti folli, con musica a tutto volume, il quartiere al mattino è silenzioso e tranquillo. Gli spazzini puliscono marciapiedi e strade con una precisione maniacale. Per la verità hanno poco da raccogliere e procedono con una carriola o un mini carretto capaci di contenere tutti i rifiuti del circondario. Distesi sotto le auto, meccanici improvvisati cercano di far sopravvivere macchine che sarebbero dovute morire già da tempo. Quelle già morte si spolpano lentamente ai margini della strada, senza che gli spazzini possano caricarle sulle loro carriole. Barbieri e parrucchiere, anche quando hanno una stanzetta con gli attrezzi, preferiscono lavorare sulla strada, alla brezza del mattino. Sotto gli ombrelloni colorati mille negozietti sono già aperti, con poche cose. Il gelataio vaga con il suo carrettino e l'unico tipo di gelato rosa. Così, nella grande calma del mattino di sabato, ricomincia la vita.


Nel primo pomeriggio cambio di scena. Sono in uno dei quartieri periferici più poveri della città, chiamato “Congo”. In questi mesi le famiglie hanno portato una pietra con su scritto il loro nome così da costruire una grotta di Lourdes, oggi inaugurata dal vescovo.
La baraccopoli faceva parte di una parrocchia oblata, ma le persone volevano una chiesa e una parrocchia tutta per loro. “Potete sostenere una parrocchia?”, chiedevano gli Oblati. La risposta era affermativa, ma gli Oblati sapevano bene che non avrebbero potuto vivere con l’aiuto di gente che ha poco o niente per vivere. D’altra parte anche gli Oblati devono sopravvivere. Come le altre persone non hanno una tessera sanitaria. Quando una persona si ammala deve provvedere tutto a sue spese, compresa l’eventuale degenza in ospedale. La pensione è altrettanto inesistente. In più dietro ogni Oblato c’è una grande famiglia, in genere poverissima, che si affida a questo suo membro che ha raggiunto un grado sociale alto e alla quale in modo egli deve provvedere.
Due anni fa l’assemblea provinciale si è interrogata, ed è giunta alla conclusione: Se non apriamo una zona come questa che razza di missionari siamo? Uno dei padri, da poco laureato in scienze delle comunicazioni e impiegato in questo ambito nella Conferenza episcopale, si è presentato subito come volontario, ha lasciato tutto e con un altro Oblato ha dato vita alla nuova parrocchia.
A domani il racconto di questa straordinaria giornata alla parrocchia di san Giustino…


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