A ritmo di tamburi sento cantare a cori alterni voci
maschili e femminili, con moduli ripetitivi. È una scuola, mi dico. Ma sono
ancora le sei del mattino, troppo presto. I canti vengono dalla chiesa accanto.
Non mi ero ancor reso conto che appena dietro il muro di cinta della casa degli
Oblati c’è la loro parrocchia. Vado in chiesa. È piena. Giorno feriale. Al termine
le persone escono cantando fino al piccolo santuario della Madonna dei poveri,
all’interno del recinto della parrocchia. È il mese di maggio e insieme rendono
omaggio alla Madre.
Terminata la colazione, subito prima di riprendere i nostri
lavori, torno un attimo in chiesa. Adesso trovo una trentina di donne. Si
alzano in piedi una dopo l’altra, prendono la parola, mentre le altre esprimono
gesti o gridolini di assenso. Dalle parole francesi che inframmezzano la loro
lingua capisco che stanno condividendo le loro esperienze o particolari
intenzioni di preghiera. Una di loro dirige il gruppo, dà la parola, riprendere
alcune parole del Vangelo. Fuori, attorno al piccolo santuario, sono rimaste una
decina di donne che pregano in forma spontanea.
Mi sembra di essere in un altro mondo. Come mai tanta religiosità
in un normalissimo quartiere polveroso, con i barbieri che fanno capelli e
barbe lungo il marciapiede, i negozietti sulla strada, i bambini che vanno a
scuola con la divisa, la gente che si sposta a piedi…?
“Voi siete nel XXI secolo – risponde p. Anaclet alla mia
meraviglia nel vedere in un giorno feriale tanta presenza alla chiesa – noi
siamo ancora al tempo della cristianità medievale. La religiosità è nel sangue.
Come si può vivere senza andare alla chiesa, senza pregare?”
In ognuna delle stradine sabbiose che si diramano dalle
arterie principali vi è una delle centinaia di Chiesa evangelicali, dove le
persone si radunano quotidianamente per cantare e pregare. Anche le nostre
parrocchie sono divise in tante piccole “comunità ecclesiali viventi”, che si
incontrano regolarmente nelle case per condividere insieme il cammino di fede.
“Ci sono già i primi segni della secolarizzazione – continua
p. Anaclet –, ma il senso religioso è ancora molto forte”.
“Noi cattolici siamo
tutti molto religiosi”. Sentendomi parlare di religione un signore alto e
grosso si è avvicinato e si presenta in maniera affabile come dottor Guy. Sembra
il gigante buono. “Siamo molto religiosi. Anche nelle altre chiese qui attorno,
alla massa del mattino partecipano molte persone. Abbiamo tanti problemi, tante
difficoltà. Ma nessuno più toglierci la religione”.
Intanto, silenzioso, un nuovo mondo religioso è entrato
anche in Congo, quello musulmano. Vedo passare parecchie bambine che vanno a
scuola indossando il velo. Con la religione purtroppo entra il fondamentalismo
jihaidista. È notizia di oggi che i vescovi della regione di Buvaku denuncino
le infiltrazioni militari dei movimenti musulmani, il silenzio di tanti
cristiani spariti, il rapimento di un vescovo.
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