Quando il cammino si fa lungo sopraggiunge la
stanchezza e si affaccia, insidioso, il pensiero di abbandonare l’impresa e di
tornare indietro. Chi non l’ha provato almeno qualche volta, specie su per le
montagne?
“Chi pone mano all’aratro e poi si volge indietro…”
ammonisce il Signore.
È allora il tempo della fedeltà, memoria dell’amore e
garanzia del suo futuro.
È il momento di volgersi indietro, non per tornare
indietro, ma per ritrovare quella luce che ci brillò agli inizi e ci diede il
coraggio di intraprendere l’avventura del viaggio. Eravamo certi che niente ci
avrebbe fermato, tanto era luminoso e forte l’ideale. “Ricordatevi dei tempi in
cui foste illuminati”, “ritrovate l’amore degli inizi”.
È il momento di volgersi in avanti, non per evadere il
presente, ma per lasciarsi attrarre dalla meta.
È anche il momento di accettare la fatica, la
stanchezza, la fragilità di cui siamo fatti.
E avanti, passo dopo passo, senza scoraggiarsi, anche
quando la meta sembra non arrivare mai. La meta è
di chi avrà perseverato fino alla fine.
Sarà
questo il tema del prossimo incontro a Sant’Eustachio, giovedì prossimo, nel quale
dialogherò con Anna Puzio, agente di viaggi, che una volta mi ha portato in
Terra Santa...
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