Era
il 4 maggio 1842 quando, in occasione del matrimonio di Vittorio Emanuele II
con Maria Adelaide la Sacra Sidone, vi fu un’ostensione straordinaria
della Sacra Sindone. Erano presenti Silvio Pellico, la Marchesa di Barolo,
Giovanni Bosco. C’era anche sant’Eugenio de Mazenod, veduto appositamente da
Marsiglia. Qualche giorno più tardi, racconta dettagliatamente l’evento all’amico
Tempier:
Quel giorno non piovve affatto, ma il sole rimase
velato come per proteggere il cervello di 150mila cristiani che la devozione
chiamava, un gruppo dopo l'altro, sulla grande piazza Castello e nelle vie adiacenti.
Di buon mattino mi recai al palazzo del re (Carlo Alberto) per aspettare l'ora della funzione: li mi trovavo in ambiente
conosciuto. Fui avvicinato da parecchi signori divenuti uomini di corte,
generali, grandi dignitari della Corona dopo che ci eravamo conosciuti nel
collegio dei nobili. Il re, la regina
e tutta la famiglia reale si portarono presto nella cappella della S. Sindone
seguiti da tutta la corte (…)
Il baldacchino, sotto il quale la sacra reliquia
era portata dalle quattro dignità del capitolo, era stato sostenuto all'inizio
dal re, dai due figli e dal principe di Lucca, sostituiti in seguito dal
principe di Carignano, dai cavalieri della SS. Annunziata e dai gran cordoni
dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. L'arcivescovo precedeva immediatamente
la reliquia; dinanzi a lui a breve distanza camminavano i quattro vescovi designati
per mostrare insieme a lui al popolo la S. Sindone dai quattro lati del palazzo
Madama (…)
Il re e i principi seguivano il baldacchino con
le torce in mano: venivan dietro tutti i dignitari, il senato, la camera dei
conti e l'università in grande uniforme. Le fanfare, le campane, i cannoni
mescolavano il loro suono al canto della cappella reale. L'emozione era
generale e un profondo sentimento religioso si notava in maniera commovente
nella folla immensa che riempiva la piazza, le strade, le finestre di tutte le
case da cui pendevano ricchi tendaggi.
Noi tutti eravamo ugualmente commossi; chi
sarebbe rimasto insensibile a quello splendido omaggio reso al Salvatore del
mondo da tante anime da lui riscattate? Era un intero regno rappresentato dal
suo re e da tutti i corpi dello Stato unito a una popolazione immensa
proveniente dalla città e da una parte notevole della provincia. (…)
Una volta spiegata la Sindone sul tavolo, il re,
la regina e i principi son venuti a venerarla stando in ginocchio (…) Dopo
questo atto solenne di adorazione, i cinque prelati han portato la reliquia
prima sul balcone prospiciente la piazza e successivamente sugli altri tre
sempre accompagnati dal re, dai principi e dalla corte. Ogni ostensione durava
dieci minuti durante i quali le truppe e il popolo in ginocchio per terra
adoravano l'immagine del Signore mentre le fanfare e le campane sonavano. (…)
Io fui uno dei vescovi scelti per stare a guardia
del sacro deposito (…) Durante le due ore che siamo stati di guardia ebbi il
tempo di osservarla attentamente. Il lenzuolo è tessuto come le nostre
tovaglie; a eccezione di qualche bruciatura rattoppata con pezze cucite
malissimo, si conserva molto bene grazie certamente alla fodera su cui è stata
applicata.
Si vedono impresse sul lenzuolo le tracce di un
corpo umano, ma non ci sono linee segnate come vediamo nelle immagini
riprodotte: ci sono ombre sfumate, ma si distinguono perfettamente sia la forma
della testa come la parte anteriore (…) La vista di questa immagine ispira una
specie di stringimento di cuore facile a comprendere quando si pensa che non
v'è nulla di più prezioso sulla terra dopo la divina Eucaristia di queste
tracce del corpo adorabile del Salvatore impresse dal suo proprio sangue sparso
per la salvezza degli uomini.
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