Nei lavori di risistemazione del sottosuolo della casa generalizia è spuntato fuori un cumulo di marmi. C’è voluto un po’ di tempo per renderci conto che si trattava dei componenti di un monumento costruito nel 1908 nell’antico scolasticato oblata di via Vittorino da Feltre, vicino al Colosseo. Una volta lasciata la casa, nel 1961, il monumento fu smembrato e i marmi portati nello scantinato della nuova casa di via Aurelia, dove sono rimasti per 54 anni. Grazie all’interessamento di p. Roberto Sartor e alla perizia del muratore, Ioan Bejan, è stato ricostruito nel parco di casa. Si tratta di un sacrario che conteneva la reliquia del cuore di sant’Eugenio de Mazenod.
Vi
sono tre iscrizioni in latino che dicono:
-
O Padre dolcissimo, Noi tuoi figli che, chiamati da ogni parte della terra,
Roma ha nutrito, in segno di amore dedichiamo questo edicola al tuo cuore che
fu esempio di carità. 12 giugno 1908.
-
Ha consegnato “carità” con le sue ultime parole. Ha raccomandato fortemente la
carità tra i suoi figli. Ha chiesto per testamento di custodire la carità.
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Infiammando di fuoco divino i suoi missionari apostolici per evangelizzare i
poveri, ha mandato i suoi figli, chiamati dall’alto per una comunità stabile e
perenne, come fiaccole nel mondo.
Quando
fu inaugurato, l’8 giugno 1908, lunedì di Pentecoste, giorno nel quale sant’Eugenio
lasciò il suo testamento spirituale: “Tra voi la carità…”, P. Baffie parlò con calore
agli studenti Oblati di teologia che abitavano nella casa di via Vittorino da
Feltre, dicendo che il cuore di sant’Eugenio è un cuore spalancato, “come un
libro che vi basterà studiare per progredire nella scienza dei santi, che è la
vera scienza, o meglio, la sola vera scienza”. Senza di essa, continuava p.
Baffie, il vostro studio all’Università Gregoriana non servirà a niente.
Il 21 maggio 2015, festa di sant’Eugenio, il monumento ricostruito viene benedetto.
La reliquia del cuore di sant’Eugenio oggi è
custodita nella cappella di casa nostra, in via Aurelia, in una teca sulle quali sono scritte le parole che sant’Eugenio
pronunciò nel momento della sua morte, sintesi della sua vita e del suo
insegnamento: «Tra voi la carità… la carità… la carità… e al di fuori, lo zelo
per la salvezza delle anime». Il modo nel quale è stata conservata la reliquia
sembra dire che al centro del carisma missionario di sant’Eugenio c’è il suo
cuore, da cui tutto è partito e che tutto ha sostenuto e continua a sostiene.
Il vangelo della messa della sua festa parla di
Gesù che si commuove davanti alle folle senza pastore e che lo spinge ad annunciare
la parola di Dio. È lo stesso amore che ha mosso sant’Eugenio e i suoi primi
compagni alla vista della Chiesa abbandonata e delle popolazioni che non
sapevano più “chi è Cristo”. Egli racconta che davanti a questa situazione “commota
sunt corda”, il suo cuore e quello dei primi compagni si è commosso.
Davvero
il cuore e l’amore sono la chiave di lettura di tutta la sua vita. Un cuore e un amore
appassionati e intelligenti che gli fecero riconoscere i segni dei tempi e lo mossero
a rispondervi senza risparmio di energie. Un cuore e un amore comunicativi e
coinvolgenti, capaci di trascinare dietro a sé giovani pronti a condividerne
gli ideali e le azioni. Un cuore e un amore che si rivolsero prima a quanti lo
circondavano nella città natale, Aix-ex-Provence, poi nella regione
circostante, poi in tutta la Francia, fino a quando, ormai incontenibile, si
dilatarono nei continenti. Un amore che mostra in sant’Eugenio “un cuore grande
quanto il mondo”.
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