giovedì 21 maggio 2015

Il carisma di sant’Eugenio? Una storia meravigliosa


Bella e solenne la celebrazione della festa di sant’Eugenio, che ha raccolto attorno al suo cuore tutta la comunità e tanti amici. All’inizio, come annunciato ieri, la benedizione dell’antico reliquiario che conteneva il cuore del Fondatore.

A sera cambio di scena. Vado nella chiesa di san Nicola ai Prefetti, nel cuore di Roma, e trovo la piccola comunità oblata in adorazione con poche persone: intensità di preghiera inversamente proporzionale alla minuscola presenza; un altro volto bello della realtà oblata sparsa nel mondo..

Quando mi viene chiesto: «Qual è il vostro carisma?», non posso fare a meno di raccontare una storia.
La storia di un giovane, Eugenio de Mazenod, che sperimenta in sé l’amore misericordioso di Dio, manifestatosi in Cristo Crocifisso, il Salvatore. Da lui redento si sente chiamato a divenire, in lui e con lui, strumento di redenzione: cooperatore di Cristo Salvatore. Alla luce di questo mistero, con gli occhi nuovi della fede, con gli occhi stessi del Salvatore perché con lui identificato, guarda alla Chiesa e la riconosce come la Sposa di Cristo, frutto del suo martirio. Vede il suo stato di abbandono, sente il grido di lei che chiama a gran voce i suoi figli e si dichiara pronto a rispondere. È mosso a compassione alla vista dei poveri, per i quali Cristo ha dato il suo sangue, e decide di dedicare ad essi tutta la sua vita nel sacerdozio, per far conoscere loro, mediante il ministero dell’evangelizzazione, chi è Cristo, così da aiutarli a prendere coscienza della loro dignità di figli e figlie di Dio. 
Unisce a sé altri sacerdoti e poi dei fratelli laici, con i quali sceglie di vivere i consigli evangelici, sull’esempio degli Apostoli, per attuare con radicalità e pienezza la vocazione cristiana alla santità e per lanciarsi insieme nel ministero dell’evangelizzazione di tutto l’uomo, di tutti gli uomini, specialmente dei più poveri e dei più abbandonati. Scopre gradatamente la presenza di Maria nella sua vita e nel suo ministero. Si riconosce strumento del suo amore di misericordia per gli uomini e si sente chiamato a portare a lei, Madre di Misericordia, i figli di Dio dispersi. Con i suoi fratelli inizia così a dirigersi verso coloro che più difficilmente sono raggiunti dalla pastorale ordinaria della Chiesa, dove altri non vogliono o non possono andare, con uno stile di evangelizzazione audace, d’avanguardia, capace di aprire vie nuove, nelle quali impegnarsi fino all’estremo, senza lasciare nulla di intentato. Contribuisce così, in comunione con tutte le altre vocazioni presenti nella Chiesa, al disegno di Dio: radunare uomini e donne nella grande famiglia di Dio, condurre l’umanità verso l’unità chiesta da Gesù al Padre, così da giungere ad essere tutti uno.
È un’esperienza che anch’io cerco di condividere.


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