domenica 19 gennaio 2014

La gioia di san Gabriele dell’Addolorata




“La mia vita è una continua gioia; la contentezza che provo dentro queste sacre mura è quasi indicibile; le 24 ore della giornata mi sembrano 24 brevi istanti; davvero la mia vita è piena di gioia”
Queste parole scritte dal giovane Francesco alla famiglia sembrano contrastare fortemente con il nome assunto entrando tra i passionisti: Gabriele dell’Addolorata.
Per la prima volta ieri, tornando da Teramo, sono passato velocemente dal santuario che custodisce le sue spoglie, ai piedi del Gran Sasso. Ho visto la cella nella quale ha vissuto, il coro dell’antico convento, il santuario primitivo, con l’urna del santo, il santuario nuovo, il salone con gli ex voto ricchi di ingenua e intensa fede di migliaia di pellegrini.

I picchi innevati scintillanti sotto i raggi del sole, il silenzio e la gran pace che irradia l’ambiente, il cielo terso, mi hanno reso, per pochi attimi il mondo bello e aspro nel quale Gabrielle a vissuto e si è fatto santo a 24 anni.

Lasciando il santuario andiamo incontro al Gran Sasso che, come disse Giovanni Paolo II visitando il santuario, “con la sua ardita impennata invita non solo a compiere escursioni turistiche, ma anche ascensioni spirituali”.

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