“La provvidenza che
divinamente dispose la nostra vita ha colmato quest’uomo, per la salvezza degli
uomini, di tali doni da mandarlo a noi e alle generazioni future come
salvatore… Il giorno genetliaco del dio fu per il mondo l’inizio dei vangeli a
lui collegati. A partire dalla sua nascita deve cominciare un nuovo computo del
tempo”.
Si riferisce all’imperatore Augusto questa epigrafe nella
città di Priene nell’Asia Minore. Era veramente un dio il grande Cesare
Augusto. Oggi ne ho visitato la mostra allestita nelle Scuderie del Quirinale per
i 2000 anni dalla sua morte (fra l’altro per la prima volta ho pagato prezzo
ridotto grazie all’età!).
200 opere di straordinario pregio artistico, tra cui
primeggiano, naturalmente le sue statue, provenienti da varie parti del mondo e
riunite insieme per la prima volta, da quella nella quale è ritratto come
pontefice massimo all’Augusto dei Musei Vaticani.
Nonostante la sua grandezza, e nonostante quello che
afferma l’epigrafe di Priene, oggi è il primo gennaio 2014 perché il computo degli anni
non parte dalla nascita di Augusto, ma da quella di Cristo. Poco importa se Dionigi
il Piccolo, nel Vi secolo, ne sbagliò da la data di pochi anni.
È proprio la nascita di Gesù che segna veramente l’era
del mondo nuovo.
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