Fabio a sinistra, Oliviero a destra |
3
luglio 1968. Erano appena iniziati gli esami di maturità classica. Il fotografo
del giornale “Il lavoro”, poi incorporato nel quotidiano “La Repubblica”,
scattò una istantanea a me e ad alcuni miei compagni. Da allora non li ho più rivisti.
Dopo
quasi 50 anni ricompare improvvisamente uno di loro. Mi ha rintracciato tramite
il mio blog e mi ha mandato una e-mail con alcune foto di allora. Quasi non mi
riconosco in quel ragazzo liceale.
Scopro
così che Oliviero Arzuffi è docente di letteratura italiana e consulente
editoriale presso importanti realtà istituzionali, autore di numerosi testi
riguardanti tematiche sociali. Tra i più conosciuti: Emarginazione A-Z; Alla
ricerca dell'utopia; Oltre le sbarre; Poesia della vita. Oltre ai saggi di
natura sociale è autore di Armaghedon (trilogia drammatica) e di Escaton,
premio speciale della giuria a Stresa nel 1998.
La
sua ultima opera, recentissima, si intitola “Caro Papa Francesco. Lettera di un
divorziato”, Oltre edizioni, Sestri Levante 2013. In essa Oliviero, divorziato
risposato, utilizzando la formula confidenziale della «lettera aperta» si
rivolge, con tono rispettoso ma fermo, al Papa, invitandolo a rivedere la
disciplina tuttora vigente nella chiesa cattolica. Ne fa una interessante sintesi
il teologo moralista Giannino Piana sulla rivista “Rocca” del 15 Ottobre 2013.
Oliviero,
in pagine suggestive e coinvolgenti, delinea gli stati d’animo che hanno il
sopravvento in chi è andato soggetto a tale esperienza: dalla perdita
dell’autostima all’affiorare di pesanti sensi di colpa (accentuati dalla presenza
dei figli), dalla solitudine e dal disadattamento alla paura e alla trepidazione
con le quali si va incontro alla nuova scelta.
Facendo
riferimento alla propria esperienza diretta e rivendicando, nello stesso tempo,
il diritto-dovere del laico di far sentire la propria voce nella chiesa –
diritto-dovere ribadito peraltro con forza dai testi del Vaticano II –, si fa poi
interprete del profondo disagio che affligge i divorziati risposati e propone
una sua lettura dei testi evangelici nei quali distingue tra norma-precetto e
norma escatologico-profetica. La prima ha il carattere di norma chiusa, alla
quale occorre aderire incondizionatamente, senza alcuna limitazione; la seconda
è, invece, una norma aperta, che va opportunamente mediata di fronte a
situazioni particolari e che spinge costantemente l’uomo in avanti e lo
sollecita ad un impegno di permanente conversione.
Non
si tratta, certo, di rinunciare a ribadire con forza l’ideale verso il quale
ogni cristiano deve tendere mettendo in campo tutte le proprie energie; si tratta,
più semplicemente, di tenere in seria considerazione la complessità delle situazioni
umane, non sottovalutando il fatto che l’amore coniugale è una realtà fragile,
soggetta a molti condizionamenti, una realtà che va pertanto custodita con
grande cura; e che, a sua volta, la fedeltà non è un dato acquisito una volta per
tutte ma una conquista quotidiana.
Attendiamo
tutti con fiducia il prossimo sinodo sulla famiglia per vedere aprirsi nuove
prassi pastorali.
Le foto e la vicenda che viene narrata sono capaci di farci riflettere sulla varietà delle vocazioni e i risvolti di cui la vita ci sorprende .I due studenti liceali che si ritrovano dopo quasi cinquant'anni possono confrontare le loro vite e constatare la differenza del percorso .E' molto bello quello che oggi leggiamo e ringrazio delle confidenze che ci comunichi .Pierangela
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