La rivista Time riconosce Francesco “Personaggio dell’anno” 2013. La banca
vaticana è regolata da nuove norme per una maggiore trasparenza e pubblica, per la
prima volta in 125 anni di storia, i numeri della sua attività, incassando
l’apprezzamento della Banca centrale europea. Due segnali positivi, tra i
molti, che mostrano la crescente fiducia verso i “vertici” della Chiesa.
Indubbiamente il “fenomeno Bergoglio” continuerà anche quest’anno a raccogliere
consensi.
La prospettiva per il futuro della Chiesa, aperta da papa Francesco, non va
tuttavia nella direzione di ricerca di attenzione o di convergenza verso il
centro, ma in direzione della periferia; non un’azione centripeta,
autoreferenziale, ma centrifuga, di “missione”. L’Evangelii gaudium appare programmatica al riguardo: «Avverto la
necessità – scrive il papa – di
procedere in una salutare “decentralizzazione”» (16), nella convinzione che
«un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa
e la sua dinamica missionaria» (32). Concretamente chiede una maggiore
assunzione da parte delle Conferenze episcopali delle dovute autonomie e della piena
responsabilità. La plenaria della CEI in gennaio è chiamata a scelte precise in
questa direzione.
La decentralizzazione auspicata da papa Francesco va ben al di là del mondo
ecclesiastico: investe l’intero popolo di Dio, a cominciare dalla «carne
sofferente di Cristo nel popolo» (24). La Chiesa è ormai irreversibilmente in
cammino verso un cambiamento di paradigma che la porta sempre più «in uscita»
tra la gente comune, a «mescolarsi» con essa, a «partecipare» alla «marea un
po’ caotica», fino a trasformarla «in una vera esperienza di fraternità, in una
carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (87). Riportare la gente ad
essere «autore principale, soggetto storico» di un processo di cambiamento della società e
non più «una classe, una frazione, un gruppo, un’élite. Non abbiamo
bisogno di un progetto di pochi indirizzato a pochi, o di una minoranza
illuminata o testimoniale che si appropri di un sentimento collettivo» (239).
Non è populismo, è la riscoperta e la piena valorizzazione del popolo di Dio.
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