Attorno a Gesù è
già cominciata la lotta tra il bene e il male. Appena nato è subito segno di
contraddizione. I magi lo cercano per adorarlo e offrirgli i loro doni, Erode
per ucciderlo. Gesù è venuto per illuminare e le tenebre vogliono sopraffarlo, spegnere
la tua luce. La poesia e la gioia del Natale sono adombrate dal dramma della
passione e morte. Il Vangelo dell’Epifania è profezia della intera vita di Gesù.
Sarà sempre circondato da persone buone o almeno sincere, che lo cercano con
tutto il cuore, assetate di luce e di verità. Ma ad esse si affiancano persone
cattive, malevoli, che lo cercano per eliminarlo.
Quanto avvenne in
quell’angolo sperduto del mondo fu soltanto l’inizio di un dramma che si
perpetua lungo la storia della Chiesa, fino ad oggi. Come stella, l’annuncio
del Vangelo brilla tra i popoli, di secolo in secolo, e attira a Gesù uomini e
donne d’ogni nazione. Ma sorgono anche nuovi Erodi sanguinari, che si sentono
minacciati dalla luce e dalla verità, che contrasta la loro sete di potere e la
corruzione, gli interessi personali e i privilegi. Il martirio è la cifra del
cristianesimo. Martirio fatto di emarginazione e derisione, di torture e omicidi.
La divisione tra
i magi ed Erode non è tuttavia così netta come potrebbe sembrare. Spesso l’avvertiamo
presente dentro di noi. Vi sono momenti nei quali ci sentiamo fortemente
attratti da Gesù e lo cerchiamo con sincerità, e momenti nei quali lo ripudiamo,
anche se non sempre direttamente. Lo stesso Erode non intendeva uccidere Dio,
ma soltanto qualcuno che gli insidiava il potere e lo ostacolava nelle sue
ambizioni. Eppure uccidendo il bambino avrebbe ucciso Dio. Ogni volta che, mossi
dall’invidia o dalla gelosia, dall’orgoglio o dalla passione, vogliamo
eliminare il nostro avversario, compiamo un attentato contro Gesù, che si
identifica con ogni uomo e donna. Siamo Erode. Ogni giorno siamo posti davanti
alla scelta: ucciderlo o adorarlo. Quanto facciamo al più piccolo dei nostri
fratelli lo ritiene fatto a sé.
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