La stanza della prima comunità di Aix |
Oggi domenica, abbiamo avuto modo di festeggiare
il 198° anniversario dell’inizio della nostra comunità di Missionari Oblati di
Maria Immacolata, nata ad Aix-en-Provence il 25 gennaio 1826. Uno dei primi membri ci ha lasciato la sua testimonianza entusiasta:
“La
comunità di Aix era veramente una famiglia. Tutti vivevano della stessa vita, e
tutti i cuori si aprivano sotto i raggi di un medesimo sole. Essi erano come
riscaldati senza posa dall’affetto di un padre le cui attenzioni per tutti era
ciò che di più attraente si può immaginare… Il “Cor unum et anima una” che il
Fondatore raccomanda nelle Regole, come una delle caratteristiche della sua
Congregazione, era veramente il segno distintivo di questa piccola comunità che
cercava in mezzo a mille difficoltà esterne di gettare le sue prime radici per
elevarsi in seguito sino al punto in cui a Dio sarebbe piaciuto innalzarla…
Le firme dei primi cinque nel documento di fondazione, il 25 gennaio 1816 |
I
membri di questa piccola famiglia, stretti attorno al loro superiore, quasi
come i pulcini sotto le ali della chioccia, offrivano uno spettacolo commovente
per i legami di amore che unendoli al loro superiore li univa tra loro. Erano
proprio l’immagine dei primi cristiani così come ce li rappresentano gli Atti
degli Apostoli. Non c’era rivalità, né ricerca di se stesso, ne pregiudizi
verso gli altri, ma la gioia e quasi l’orgoglio dei successi di un fratello…
Era in piccolo la più perfetta comunione dei santi” (Jacques Jeancard, Mélanges historiques, p. 26‑29).
È
una visione idealizzata? Se lo fosse (al pare di quella della prima comunità
cristiana di Gerusalemme descritta da Luca negli Atti degli apostoli) vorrebbe
dire che questa non è la descrizione di come era veramente la comunità alle
origini, ma di come dovrebbe essere la comunità di sempre.
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