giovedì 16 gennaio 2014

Il ricordo che mantiene vivi i morti


La penultima volta che sono stato a Santa Maria a Vico, ho notato, nei lunghi corridoi luminosi, un ritratto di padre Antonio Gentile. Mi è piaciuto particolarmente e l’ho fotografato. Poi sono andato a cercare tra le mie vecchie foto e ne ho trovata una che gli avevo scattato tanti anni fa, proprio in uno di quei corridoi dove ora è appeso il ritratto.
Ora che anch’io mi sto facendo vecchio, mi ritrovo spesso a ricordare persone che ho conosciuto. Mi fanno compagnia e ho come l’impressione che il loro ricordo le renda ancora vive e presenti. Capisco come nei popoli antiche la memoria dei morti fosse essenziale per consentire loro di continuare a vivere.

Questa sera ricordo padre Antonio Gentile ed egli, in ringraziamento del ricordo che ho di lui - perché tra cielo e terra c'è l'amore scambievole -, da fine letterato mi dona una sua poesia:

Infilo paziente
le perle
dei miei giorni
uguali
come grani
d’un rosario
luminosi
di fede
segnati
da speranza
ravvivati
dall’amore
in attesa
del fulgore
eterno.


Al termine della poesia ha annotato un pensiero di sant’Agostino: “La tristezza è il ricordo di me; la gioia è il ricordo di te, o Signore”.

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