Ad
apa Pafnunzio piaceva la parola raccoglimento. Non aveva niente di intimista,
di ripiegamento su se stesso, anche se nella sua etimologia significava portare
di nuovo a sé in unità. Portare a sé, ma non per essere lui al centro, quando
piuttosto per permettere a pensieri, affetti, cose di trovare l’unità tra di
loro. Gli piaceva soprattutto questo richiamo all’unità insito nel termine. Tutto
il contrario della dispersione, dove le cose vanno ognuna per conto proprio,
perdendo il legame tra di loro.
A
volte, durante la preghiera o il lavoro, si accorgeva di essere distratto.
At-tratto da pensieri, ricordi, preoccupazioni si lasciava attirare di qua e di
là e si smarriva. Andava dietro le cose diventandone schiavo. Non era più
padrone di se stesso e si sentiva diviso, perdendo l’unità interiore. Il
contrario del raccoglimento era infatti la dissipazione, parola che significa
gettare via. Se il raccoglimento “raccoglie” le realtà con le quali si è in
contatto e le porta all’unità, la dissipazione le “disperde” ponendole in contrasto
tra di loro, alla disunità.
Aveva
allora escogitato una tecnica particolare. Quando durante la preghiera gli
tornava alla mente una persona conosciuta, non si lasciava attrarre da lei, e
quindi distrarre, ma la attirava a sé e la introduceva nella sua preghiera, la
raccoglieva nell'unità. Così quando sentiva l’ululato della volpe del deserto non
si turava le orecchie per non sentire, ma raccoglieva anche lei nella sua
preghiera, la introduceva nell’unità.
La
sua interiorità si arricchiva di giorno in giorno e si dilatava, introducendovi sempre nuovi volti, nuove espressioni della natura, il mondo intero con i suoi
problemi. Tutti voleva riportare all’unità, nell’Uno, dal quale
anche lui si lasciava attrarre.
Grazie Fabio, è un'esperienza che capisco perchè la faccio. È fondamentale per la mia vita! Elio
RispondiEliminaNon è cosa da poco. Ci vuole molto, molto esercizio. Un allenamento continuo ad un ascolto profondo delle persone e delle cose. Bisogna lottare continuamente con il frastuono esterno. Il frastuono della nostra dialettica contorta. Delle nostre analisi inutili. Il frastuono della nostra stessa "concupiscenza intellettuale"... Ci vuole molto esercizio per essere semplici.
RispondiEliminaGrazier per questo suggerimento, comprerò il libro, è un tema che mi piace. Grazie anche per le sue belle lezioni al corso STUDIUM sul carisma... mi hanno incantata... Patrizia
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