Gesù vede folle sbandate, che hanno perduto l’orientamento. Le
corde del suo cuore vibrano all’unisono con il vissuto umano. Avverte il
disagio, le frustrazioni, le paure, l’incertezza del futuro che ci accompagna
nel cammino senza più meta. Non giudica il nostro sbandamento. Piuttosto lo fa
patire e lo muove a pietà, condivide, sente compassione, “com-patisce” con noi.
Non “com-passione” sterile, ma spinta a risposta concreta. In altre pagine il
Vangelo racconta che, mosso dalla compassione, Gesù si è fatto Maestro per
insegnare la verità, Pastore per indicare la via, medico per risanare le
malattie e pane per saziare la fame e donare la vita.
Oggi, in questa pagina di Vangelo, diversa è la risposta. Si
rivolgi ai suoi discepoli per renderli consapevoli dei problemi delle folle: la
messe è abbondante e non c’è chi le raccolga.
Ci rialza lo sguardo e ci renda coscienti della situazione di
abbandono di quanti ci sono attorno. Ci vuole dimentichi di noi, dilata il
nostro cuore alla compassione, ci inculca i tuoi stessi sentimenti, ci insegna
a percepire le necessità dell’umanità.
Poi, dopo averci resi sensibili alla vastità dei problemi – la
molta messe –, quando potrebbe subentrare lo scoraggiamento, ci insegna a rivolgerci
al Padre, al quale già sono note le nostre necessità, perché sia lui, l’Onnipotente,
a venire incontro con l’immensità del suo amore.
Nasce la confidenza, la preghiera, la fiducia in un futuro diverso
per il mondo intero. “Chiedete e vi darò in eredità tutte le genti”. E noi preghiamo
il Padre perché tutti siano uno e il mondo creda.
Ma ecco, nel suo agire, un terzo momento, inatteso, che ci
sorprende. Dopo averli fatti pregare il Signore della
messe perché mandi operai nella sua messe, invia i suoi stessi discepoli a
compiere, tra le folle inerti, quello che egli solo sa fare: insegnare, curare,
sfamare…
È così che il Padre risponde alla nostra preghiera? Chiediamo che
egli mandi qualcuno, e lui manda proprio noi che stiamo chiedendo! Aspettavamo
che l’aiuto giungesse dal di fuori, che arrivassero persone capaci, e invece
affida a noi un campo così vasto. Si fida di noi… Incredibile!
Mi tornano alla mente quando scrisse il m io babbo Leonello: «Gesù
non poté fare da solo l’opera della redenzione, ma tutta la Sua vita fu
coinvolta col popolo e tutti furono protagonisti, chi in bene chi in male. Dicendo:
“Sarò con Voi fino alla fine del mondo; manderò Voi a nome mio; fate questo in
memoria di me”, vuole coinvolgere anche noi nella Sua opera redentrice. Ha
bisogno di Apostoli per la diffusione del Suo Regno in ogni parte del mondo; di
anime che lo ascoltano, lo comprendono, lo amano, lo consolano nell’angoscia:
“Restate qui e vegliate con Me”. Allora aveva bisogno di Pietro, Giacomo e
Giovanni, oggi ha bisogno di noi. Noi siamo Pietro, Giacomo e Giovanni…».
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