venerdì 23 giugno 2023

E venne ad abitare in mezzo a noi

Dopo essermi soffermato brevemente sulla Pasqua (Testamento di Luce. Le ultime parole di Gesù, Editrice Rogate, Roma 2022, 112 p.), ho pensato di fare come Matteo e Luca e sono tornato indietro nella vita di Gesù giungendo al Natale. Con il mio solito metodo: una meditazione semplice sui Vangeli per conoscere sempre meglio il mio Signore e riviverne il mistero. Ho così preparato un libro sul Natale. Troppo presto? Ma perché sia in libreria a Natale deve essere pubblicato in estate! Sono 25 brevi capitoletti. Ognuno di essi termina con uno scritto tratto dai miei appunti di diario degli ultimi trent’anni. Ecco dunque il 25° capitoletto, l’ultimo, il più breve di tutti, perché a questo punto il lettore si sarà già stancato (vi risparmio la mia pagina di diario che è del 1992)

Dopo esservi voltato verso di noi, il Figlio di Dio pensò di emigrare sulla terra: «venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). Non si costruisce una residenza di lusso, di pietra e di marmo, non ha intenzione di fermarsi stabilmente tra di noi. Mette su una semplice tenda, si attenda. Letteralmente, secondo il verbo eskénosen, dovremmo infatti tradurre: “Pose la sua tenda in mezzo a noi”. La radice greca è la stessa della parola ebraica con la quale, nell’Antico Testamento, si indicava la tenda dell’incontro fra Dio e Israele, la mishkan, la casa, l’abitazione di Dio sulla terra. Eskénosen (s-k-n), mishkan (s-k-n).

All’inizio la mishkan era il santuario mobile che veniva montato e smontato durante le tappe del cammino nel deserto. Il nome rimase anche quando la tenda dimora divenne un tempio vero e proprio, in Gerusalemme. La tenta-tempio dell’Antico Testamento era fatta di teli o di pietre, la nuova tenda-tempio di Gesù è fatta dal suo corpo, di “carne”.

Dio l’invisibile si può adesso vedere, manda il figlio suo proprio perché possa esser veduto: «Chi vede me, vede il Padre che mi ha mandato» (Gv 12, 45). «Toccate e guardate» (Lc 24, 39). Adesso Dio non soltanto lo si può vedere, ma anche toccare. E lo toccano, lo abbracciano le donne, Maria Maddalena, Tommaso… è l’Emmanuele, il Dio con noi, il Dio tra noi, che abita in mezzo a noi.

Non soltanto il suo corpo diventa tempio di Dio, lo diventa anche la sua comunità, corpo di Cristo! La tenda che pianta in mezzo a noi ci raccoglie tutti in un’unica dimora.

L’incarnazione inaugura la grande promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20); «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20).

Sì, bastano due o più per montare la tenda di Dio. Due o più uniti possono trovarsi ovunque, in famiglia, per strada, sul lavoro, nei luoghi dello studio e dello svago, nei conventi e nei parlamenti, al bar e al supermercato. Ogni luogo può trasformarsi nel luogo dove Dio pone la sua dimora e si rende presente: «Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi» (1 Gv 4,12).

Gesù pervade e informa di sé la comunione dei “due o più”, porta il Regno di Dio in mezzo a noi (Lc 7, 21). L’esperienza mistica del «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20) si fa esperienza ecclesiale, del Corpo mistico, reale, di Cristo tra noi. Ogni convivenza, da quella familiare a quella diocesana, da quella dell’azienda a quella sportiva, da quella del clan a quella delle nazioni, è chiamata a diventare «una vera famiglia adunata nel nome del Signore» che, «con la carità di Dio diffusa nei cuori per mezzo dello Spirito Santo», «gode della sua presenza (cf. Mt 18,20)» (Perfectae caritatis, 15). “Gode”: è l’esperienza mistica collettiva, adempimento della promessa del Natale.

1 commento:

  1. Questo del 2 o piu' necessari per montare la tenda, mi commuove. Poi la tenda (non soltanto nel deserto) e' anche esposta al vento, alle tempeste che richiede cura ed attenzione perche' faccia ombra nel deserto, diventa l'oasi... Grazie di questa meditazione ...

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