È Gesù che dà sapore alla nostra vita. Quanto vuoto, quanta
superficialità, quanta stupidità attorno. Più che vissuta, la vita della nostra
società spesso sembra scivolare via insipida. Con le sue parole e la sua vita Gesù
ha reso piena di vita la nostra vita, ha acceso in noi il gusto della vita, vi
ha sciolto il sale, simbolo della sapienza che ci insegna a leggere gli
avvenimenti come lui li vedi, a coglierne il senso recondito. Ci dà la passione
del vivere.
È Gesù che illumina la nostra vita, egli “luce del mondo”. Quante
tenebre attorno e quanta oscurità, quante vite opache, che si muovono alla
cieca. Ha dato luce ai ciechi, segno di una luce che illumina la mente e il
cuore. Egli, splendore del Padre, rifulge in noi e fa bella la nostra vita,
radiosa.
Ci dà sapore perché a nostra volta siamo sale per gli altri. Ci illumina
perché siamo luce per tutti. Ha creato la
È davvero così la nostra vita, la nostra comunità? Dice a tutti, con la sua sola presenza, che Gesù ha fatto nuove tutte le cose? Fa vedere la bellezza dell’essere figli di Dio? O anche noi a volte diamo l’impressione di vivere la vita a metà, nel grigiore? E se la Chiesa perdesse il mordente, diventasse insignificante, insipida, una delle tante istituzioni benefiche? Se il fulgore del quale Gesù ci avvolge lo rendessimo sbiadito con una vita incoerente, lontana dal suo messaggio?
L’avvertimento che oggi Gesù ci rivolge nel Vangelo ci piomba
addosso come un macigno: un popolo incapace di dare sapore alla vita a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente;
un faro di luce che non brilla è una stoltezza. Un avvertimento che ci scuote: dobbiamo
far vedere “opere buone”. Come, quali? Di cosa siamo realmente capaci? Soltanto
Dio è buono e può compiere opere buone; noi chi siamo?
C’è un modo per compiere ciò che Gesù si attenda da
noi, ciò che forse gli altri si attendono da noi; c’è un modo per essere sale e
luce: lasciare che sia Gesù stesso a dare sapore all’esistenza e a illuminarla,
lasciarlo vivere in noi e tra noi accogliendo giorno per giorno la sua parola,
mettendola in pratica e amandoci tra di noi, perché «Chi ama suo
fratello, dimora nella luce e non v’è in lui occasione di inciampo» (1 Gv 2, 10). Sarà lui ad operare in noi, a vivere in noi, nella sua Chiesa.
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