Quante persone si incontrano leggendo i Vangeli. Certamente
il protagonista è Gesù, ma attorno a lui… Oggi ho incontrato la vedova di Naim.
Non sono mai entrato nel villaggio di Naim. Ci sono sempre passato accanto,
lungo la strada che da Nazaret – dista una decina di chilometri – porta al
vicino Monte Tabor.
Gesù si avvicinò alle porte della città che era sera, l’ora
dei funerali. I protagonisti della scena sono numerosi: i discepoli che
accompagnano Gesù, la molta gente della città che seguiva il funerale, il ragazzo
morto, la mamma vedova.
Nel racconto evangelico tutti parlano. Gesù parla per
primo. Il giovanetto “si alzò e cominciò a parlare”. Tutti glorificano Dio e
dicono... L’unica che non parla è la donna.
Gesù è e rimane al centro della scena: 1) si avvicina
alla città, quasi andando di proposito incontro alla tragedia; 2) vede la donna,
perché Gesù “vede”, si rende coso delle situazioni; 3) prova compassione (lo
stesso verbo che Luca usa per il buon samaritano e per il padre che vede tornare
il figlio perduto); 4) tocca la bara, anche se non poteva, perché facendo così contraeva
l’impurità rituale; ma a Gesù di queste cose non gliene importa niente; 5)
parla al giovanetto; 6) lo dà alla madre.
E la donna? Non dice nulla, non fa nulla. È il suo dolore
che parla, è quella la sua preghiera. E Gesù sente il grido di quella preghiera
silenziosa, la guarda, si lascia commuovere da lei, le dice di non piangere, le
rende il figlio vivo.
L’interpretazione di quanto è avvenuto è messa sulla
bocca di tutti: “Dio è venuto a visitare il suo popolo”. L’amore misericordioso
di Dio si manifesta in Gesù.
Cosa avrà raccontato la donna per il resto della sua
vita? “Dio è venuto a visitarmi: mi ha guardata, mi ha capita, si è commosso
per me, mi ha detto di non piangere, mi ha ridato mio figlio. Un grande profeta
è sorto per noi”.
Me la prendo accanto a me nella mia lettura del Vangelo,
perché me lo spieghi e mi renda partecipe del suo amore riconoscente verso
Gesù.
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