Gli era dolce il pensiero della morte. Sapeva che il Figlio
dell’uomo sarebbe venuto sulle nubi del cielo e l’attendeva. Specialmente a
sera, quando il bagliore del sole si stemprava prima di sparire all’orizzonte,
guardava il cielo, quasi sempre senza nubi, e attendeva. Gioiva al pensiero di
essere rapito sulle nubi per andare incontro al Signore e stare con lui per
sempre. Ma al momento le nubi non apparivano. Eppure erano importanti. Gesù
diceva che sarebbe venuto sulle nubi, e l’apostolo Paolo che sarebbe salito
sulle nubi. L’incontro sarebbe avvenuto lassù… Una nuvoletta sarebbe dovuta apparire
comunque, prima o poi.
Ogni tanto rispuntava, come un tarlo nascosto, il timore
che Gesù, nell’atto di radunare tutti gli uomini attorno a sé, l’avrebbe
scartato, senza degnarlo d’uno sguardo. Perché avrebbe dovuto prenderlo in considerazione?
Non era come i grandi padri del deserto di cui si tramandavano gesta eroiche e parole
di sapienza. Pur nel deserto, era sempre rimasto un povero peccatore, neppure uno
di quei grandi peccatori che perché tali sono capaci di grandi conversioni,
semplicemente un piccolo povero insignificante peccatore. Il Signore sarebbe sceso
sulle nubi del cielo e sarebbe risalito con tutti i redenti lasciandolo giù,
senza prenderlo in considerazione.
Quella sera, dopo aver scrutato invano il cielo terso in
attesa della nuvola che non arrivava, appena si rimise seduto sulla soglia
della cella, l’occhio gli si posò sul libro della Scrittura che gli era aperto
davanti e lesse – gli parve per la prima volta – “… la venuta del Signore
nostro Gesù Cristo con tutti i suoi santi”. Se l’era sempre immaginato da solo
sulla nube. Invece veniva in un cielo pieno di nubi luminose, dorare, come le aveva viste in qualche alba radiosa. Gesù sarebbe venuto con tutti i suoi santi. In
quel momento apa Pafnunzio non vide i beati apostoli Pietro e Paolo, i gloriosi
martiri, la schiera delle vergini… Vide venirgli incontro i tanti fratelli
monaci che aveva conosciuto nella sua lunga vita e che erano partiti prima di
lui. Vide venirgli incontro i genitori, gli zii, gli amici che già lo avevano
preceduto. Li vedeva distintamente, uno per uno, li riconosceva, erano tornati,
gli stavano attorno, poteva chiamarli per nome. Gli avevano voluto bene e
parlavano al Signore della gloria. Sentiva che gli dicevano: “Lo conosciamo,
Signore. È vero che non è degno di salire incontro a te sulle nubi, ma è perché
è debole, è fragile. Noi lo conosciamo”. Da solo non avrebbe sostenuto la sua
venuta, ma c’erano i suoi amici…
Apa Pafnunzio si addormentò nella pace e nella gioia, attendendo
la venuta del Signore con tutti i suoi santi. In sogno vide anche la sua nuvola,
piccola piccola, ma gli consentiva di salire incontro al Signore per restare
per sempre con lui e con tutti i suoi santi.
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