Il ciclo di affreschi, appena restaurati, di Duccio
de’ Menabuoi (siamo nel 1300) porta a riflettere sulle parole del Prologo del
Vangelo di Giovanni: “E il Verbo di Dio si fece carne”. Che differenza tra
questi affreschi e le icone bizantine!
Conosco Padova abbastanza bene, ma non ero
mai entrato nel Battistero. Lo stesso incanto di quanto entri nella Cappella
Brancacci a Firenze o nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Ti si apre
davanti la Sacra Scrittura e puoi leggerla in tutta la sua bellezza. Non a casa
è dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Ma qui, più che altrove, appare tutto il realismo dell’incarnazione. I luoghi in cui si svolgono le scene bibliche sono quelli della Padova del 1300 , le persone sono in gran parte ritratti di contemporanei, lavori e utensili sono quelli del tempo. Quasi a dire che davvero il Verbo si è fatto carne in mezzo a noi, e continua a rendersi presente nelle nostre città, nelle nostre piazze, tra la nostra gente, uno di noi, uno con noi. Oppure le nostre città e la nostra gente è già in paradiso… In affetti la cupola del Battistero raccoglie tutto il paradiso attorno a Gesù, con Maria quasi un fermaglio che raccorda i fili delle corone di angeli e santi. In ogni legame tra cielo e terra è ormai inscindibile.
Nessun commento:
Posta un commento