I nostri Padri, prima di riconoscersi nel samaritano, si
sono riconosciuti nell’uomo incappato nei briganti. Erano loro che, lungo il
cammino della vita, si erano visti aggrediti dalle forze del male, derubati
della grazia preziosa. Loro, feriti dal peccato, giacevano a terra incapaci di
rialzarsi, di ritrovare la forza per riprendere il santo viaggio. Nella parabola
riconoscevano la storia dell’umanità intera, storia che si ripete anche oggi.
L’assalto delle forze del male si manifesta nelle pulizie
etniche che continuano a lasciare a terra, mezzi morti, popoli interi, nelle
stragi programmate, nelle violenze perpetrate tra le mura di casa,
nell’arroganza dei prepotenti, nello sfruttamento degli esseri umani, nelle
illegalità... L’aggressione continua attraverso i mezzi di comunicazione che
tante volte svuotano l’anima, nelle sollecitazioni al possesso, all’apparire,
al primeggiare... E l’umanità, noi, ci troviamo ai margini della storia, in uno
stato pietoso.
E Gesù ha avuto pietà. I nostri Padri hanno riconosciuto Gesù
nel samaritano che si accosta a qualsiasi persona che langue sulla strada. Egli
è sceso tra noi, dal suo cielo, si è fatto nostro prossimo, si è caricato della
nostra umanità – si è fatto uomo! – e si è preso carico di noi lavando,
curando, dando asilo. Anche quando se n’è andato non ci ha lasciato in balia di
noi stessi: ha voluto che altri – la Chiesa! –, in nome suo si prendessero cura
di noi. Sappiamo quanto gli siamo costati. Basta guardarlo lì, sulla croce. È il
“buon” samaritano, come è il “buon” pastore che va in cerca della pecora
perduta, che dà la vita per il suo gregge.
Non ci resta che mettere in pratica l’insegnamento
antico, che potremmo tradurre così: «Fa’ all’altro quello che è stato fatto a
te». Gesù ci invita ad avere per gli altri l’amore che egli per noi, a
riservare per gli altri l’attenzione, la cura, la dedizione riservata a noi:
«Va’ e anche tu fa’ così». Troveremo la salvezza piena e la pienezza della
gioia quando perdonati sapremo perdonare, curati sapremo curare, redenti
sapremo redimere. Solo chi ha fatto l’esperienza del suo amore sa amare a sua
volta.
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