I primi a voler restare furono Pietro, Giacomo e Giovanni, che Gesù s’era portato con sé sul monte della trasfigurazione. Avrebbero voluto fare tre capanne perché gli altri tre, Gesù, Mosè e Elia si fermassero con loro. Non avrebbero più voluto discendere.
C’è poi Maria di Magdala che avvinghia il Risorto e non
vuole più lasciarlo andare via.
Lo stesso per i due di Emmaus: “Resta con noi, Signore…”. Non voglio che vada oltre.
Gli apostoli, dopo che hanno visto salire Gesù al cielo,
restano incantati e non si muovono dal loro posto.
Ma per tutti arriva il tempo di andare.
Pietro, Giacomo e Giovanni devono discendere dal monte,
per affrontare la passione.
Maria deve mollare la presa obbedendo al suo Signore – “Non
mi trattenere…” – che la invia a dare l’annuncio ai suoi discepoli.
I due di Emmaus, proprio nel momento in cui lo riconoscono,
lo vedono sparire e corrono a condividere l’esperienza con gli altri.
Gli apostoli a Pentecoste sono apostrofati dagli angeli: “Che
state a guardare in cielo… andate”, e andarono in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura.
È legge evangelica: non ci si può arrestare a contemplare: “contemplari et contemplata alliis tradere”; più è profonda l’unione con Dio più forte è il richiamo all’annuncio. E viceversa: non c’è missione senza contemplazione. È il binomio sempre dinamico e fecondo di consacrazione e missione.
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