Tutti i popoli, tutte le religioni
hanno cercato e trovato una via per entrare in comunione con Dio. La grandezza
di una civiltà si misura dal suo modo di pregare e dalle sue preghiere. Ogni grande
maestro ha insegnato a pregare.
Anche Gesù pregava. Basterebbe questo
per convincerci del valore e della grandezza della preghiera: il Figlio di Dio
pregava! Si alzava presto al mattino, passava le notti in preghiera, si ritirava
in solitudine...
I discepoli non lo sentivano pregare,
ma lo vedevano pregare. Erano incantati dal suo silenzio, dal suo
raccoglimento, dalla luce che brillava sul suo volto. Avrebbero voluto
penetrare nel suo mondo, così diverso da quello nel quale vivevano e nel quale lo
vedevano tornare deciso, luminoso, sicuro. Il mondo nel quale si inoltrava
durante la preghiera dava uno spessore nuovo al suo e loro mondo quotidiano. Quale
era il suo segreto?
«Signore, insegnaci a pregare». Glielo chiediamo
con loro perché non sappiamo pregare. È un’arte la preghiera. Egli che la
conosce ce la sveli, ce ne renda partecipi, introduca anche noi nel suo mondo
di cielo.
C’è una porta d’entrata: l’immensa
fiducia in Dio dal quale sappiamo di essere amati. Se chiediamo, egli dona; se
cerchiamo, si fa trovare; se bussiamo, ci apre. È un padre pieno di affetto. Mi
aspetta sempre, mi è sempre vicino, mi accoglie sempre. Posso andare sempre da
lui, senza mai spazientirlo.
Una volta entrato, ci basta chiamarlo
per nome: Padre. Così Gesù si rivolgeva e si rivolgi a lui. «Padre», ed è in
lui e vive per lui, per il suo mondo, il suo regno e ne fa suoi gli interessi. Allo
stesso modo possiamo rivolgerci noi a lui, spinti da quello Spirito che gli chiediamo. Possiamo dire «Padre» solo se egli mette questa parola sulle nostre labbra.
Possiamo dire «Padre» solo se Gesù ci fa pregare con sé, facendoci figli veri
come lo è lui.
Dopo averlo chiamato per nome, eccoci
con lui. Pregare è entrare nella casa paterna, in casa nostra, e stare lì, per
condividere i sogni, le necessità, le difficoltà.
C’è poi una porta d’uscita: lo sguardo
nuovo su quanti ci stanno attorno. Se abbiamo fatto l’esperienza della
paternità di Dio, riconosciamo gli altri nostri fratelli e sorelle. Gesù ci ha
insegnato a pregare con i verbi al plurale: donaci il pane, perdona i nostri peccati,
non ci indurre in tentazione. Anche quando sono solo in casa con il Padre, a tu
per tu nella più profonda intimità, sono sempre in unità con tutti gli uomini e
le donne del mondo e prego con loro e per loro, anche per quelli che non sanno
di avere un padre, di essere figlie e figli di Dio.
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