Abbiamo bisogno del pane quotidiano,
del vestito e di tutto quanto occorre per il nostro vivere. Dobbiamo lavorare
per il nostro sostentamento. Gesù non condanna il possesso dei beni: ci sono
necessari nel cammino della vita. Ciò che condanna è la cupidigia, la bramosia
del possesso, il potere, l’arroganza, il senso di superiorità legati alla
ricchezza, il far dipendere la vita dall’avere. Sono ricco, quindi sono al
sicuro, autosufficiente, non ho bisogno di nessuno, forse neppure di Dio.
Questa è la stoltezza: arricchire “per
sé”, dimenticando che i beni sono un mezzo e non un fine. È come perdere di
vista la meta del viaggio. Non è un viaggio, la nostra vita? Siamo ospiti e
pellegrini su questa terra, senza possedere qui un’abitazione permanente. Se dimentichiamo
dove stiamo andando, le tappe del viaggio prendono il posto della meta,
facciamo incetta di beni, ci abbarbichiamo nelle vanità, in ciò che passa come
fosse eterno, con l’illusione che l’accumulo sazi la vita.
Sorella nostra morte corporale ci fa la
verità e ci aiuta a diventare saggi insegnandoci a valutare i beni della terra
per quello che sono: un sostegno per il viaggio verso il cielo. Tutto si relativizza
e prende il giusto posto. E il primo posto lo prende il Regno di Dio: Cercate
prima di tutto il suo Regno e il resto vi sarà dato in sovrappiù. È questo
l’arricchire “per Dio”: far tesoro delle parole del Vangelo, cercare lui, tendere verso
di lui.
Come ha fatto Gesù che dall’eternità
vive rivolto verso il Padre, per lui, compiendo la sua volontà: ha in cuore il
suo progetto e vive per attuarlo. Ha percorso il cammino sulla terra interamente
proiettato verso di lui.
Cosa sarebbe il nostro vivere senza la
morte? Un girovagare incerto, senza scopo, senza progetto, senza meta: fumo e
vanità. La nostra società non vuol sentirne parlare, cerca di esorcizzarla, di nasconderla,
di dimenticarla, e con ciò perde il senso della vita. Invece è lì, sorella,
amica, a sussurrarci che il nostro cammino, a volte difficoltoso, angusto, si
spalancherà su un orizzonte sconfinato: la città celeste, la nostra patria, i
cieli nuovi e la terra nuova, il Paradiso, Dio e con lui Maria e gli angeli e i
santi e tutti quelli che abbiamo amato...
Perché parliamo così poco del cielo?
Ancora un poco, un poco soltanto, e saremo lì, per l’incontro con l’Amore.
Pensiamo alle cose di lassù, cerchiamo le cose di lassù e sapremo usarli bene anche
quelle di quaggiù, che Dio ci dona per il nostro viaggio.
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