Questa settimana sto offrendo un corso di teologia
spirituale nella cornice della prestigiosa Villa Eletto a Loppiano. Oggi ho
affrontato il tema classico del cammino spirituale. Ho messo in rilievo, tra l’altro,
la sua dimensione ecclesiale, partendo dalla densissima affermazione di Lumen
gentium n. 9: «Dio volle santificare e salvare gli uomini non
individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un
popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse». Se la
salvezza è un affare di popolo, lo è anche il cammino di salvezza.
Ne fa fede l’esperienza del popolo d’Israele che insieme
compie il cammino dell’Esodo, figura d’ogni cammino spirituale. È insieme che apostoli
e discepoli seguono Gesù in un unico itinerario storico-geografico-spirituale
che conduce verso una sempre maggiore comprensione del suo mistero e
dell’adeguamento ad esso.
Le immagini bibliche del dinamismo dinamica spirituale
- edificio, piantagione, crescita dell’uomo nuovo fino alla piena statura di
Cristo, unione sponsale con Cristo - sono tutte riferite in primo luogo alla
Chiesa. Il processo personale ricalca lo schema della storia della
salvezza comunitaria e ad essa si alimenta. Si cammina insieme.
L’appello di papa Francesco a una Chiesa sinodale non
è per niente nuovo o stravagante, ma nella logica evangelica. Non
si può camminare nella vita dello Spirito senza condividere le tensioni, i
dolori, i drammi della Chiesa: sono miei perché io appartengo alla Chiesa e la Chiesa mi appartiene e cammino con la Chiesa. Così non posso non accogliere come mie le esperienze di
santità, la ricchezza dei carismi che in essa fioriscono: tutto è mio. Non
posso appartarmi dal travaglio della mia famiglia religiosa in ricerca di nuove
vie di evangelizzazione. Sono mie le tragedie dell’umanità con la quale
condivido il cammino verso Dio. È un cammino sinodale: «Dio volle santificare e
salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle
costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo
servisse».
Mi giunge da Parma – quasi una conferma – una breve
relazione di un incontro di fidanzati:
Dopo i saluti iniziali da parte dei Sacerdoti, io e mio marito, che abbiamo seguito un gruppo di loro, abbiamo accolto tutti con alcune parole tratte dall’articolo di Fabio Ciardi: “Accompagnamento”: “Oggi si parla ovunque di Sinodalità, che significa percorrere la strada insieme. È bello avere tanti compagni di viaggio! Insieme si è più sicuri, il viaggio si fa più spedito, la meta più vicina”. Così è stato per noi: siamo diventati fratelli nella condivisione delle speranze, degli imprevisti, delle sofferenze e dei momenti belli, nell’accompagnamento reciproco dove ognuno è diventato protagonista perché si è fatto carico dell’altro”. E spesse volte si è affiancato a noi Gesù com’è accaduto ai discepoli di Emmaus e ci ha riempito il cuore di gioia! E con questa gioia accogliamo tutti e diamo la parola a quanti vorranno donarci qualcosa di sé. Sono seguiti momenti di condivisione profonda e anche di commozione! Bellissimo quando otto coppie hanno annunciato la data del loro matrimonio... Nel saluto finale, il nostro Vescovo, tornato ieri dagli esercizi spirituali, ha ripreso qualche parola di Fabio Ciardi e in più ha citato due frasi dell’ultimo libro di Piero Coda “Chiesa sinodale nell’ oggi della storia” invitando tutti a leggerlo “per aprirci allo Spirito Santo imparando da Maria lo stile di una fede, che genera legami belli e significativi per camminare con generosità e realismo sulla via della fraternità, della giustizia e della pace”.
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