In questi giorni ho avuto modo di tornare a Subiaco, il
luogo di “nascita” di san Benedetto, di cui oggi celebriamo la festa. In questi giorni ho letto
anche la sua biografia scritta da Mariella Carpinello, un testo di sicuro
riferimento, nonostante l’autrice mi dica che si tratta di uno scritto datato
(1991) – ma tutti i libri sono “datati”, anche quelli del 2022, e tutti portano
l’impronta di un momento della storia dell’autore.
Alla fine del libro, ricordando che i monaci
hanno offerto un contributo determinante alla nascita dell’Europa e che Benedetto
è stato proclamato da Paolo VI patrono d’Europa, Mariella Carpinello rileva il “paradosso”
della vita di Benedetto:
Ai suoi monaci “che per eccellenza erano uomini di Dio,
era affidata la salvezza eterna delle società cristiane. Quello che accadeva
era una sorta di paradosso: la scelta della fuga dal mondo aveva prodotto una
grandiosa azione civilizzatrice sul mondo. Benedetto, così sprezzante nei
riguardi della storia terrena, tornava ad agire potentemente su di essa
attraverso i propri figli. Questo fenomeno è senza dubbio uno dei più
stupefacenti e di lunga portata che la storia registri. Quando era in vita, con
facile disinvoltura egli lanciava irrevocabili condanne morali su Roma, simbolo
d’ogni civiltà terrena, ma nel tempo la sua regola era divenuta alimento ed
impulso per una nuova forma civile, addirittura aveva contribuito a dare
corpo ad una sorte di riedizione cristiana dell’impero” (p. 210).
È la storia di ogni carisma vero che, affidato a uomini
concreti e per fortuna sempre "datati", continua ad essere in mano dello Spirito che conduce per vie
impensate e fa operare cose sempre nuove.
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