giovedì 20 maggio 2021

La conversione e le conversioni di sant’Eugenio


Quando si parla della conversione di sant’Eugenio de Mazenod, il pensiero va immediatamente a quel Venerdì Santo che si pensa sia stato nel 1807. Leggendo la sua vita e i suoi scritti possiamo costatare molti altri momenti di conversione. Potremmo dire che la sua è stata una conversione “costante”.

Questa parola, “costante”, così come l’avverbio “costantemente”, torna con frequenza sotto la sua penna. Innanzitutto nella Prefazione alla Regola, quando domanda di «vivere in uno stato abituale di abnegazione e in una costante volontà di giungere alla perfezione».

L’impiego di questa parola gli era usuale. Nel ritiro del 1811 annota: «In mezzo ai pericoli innumerevoli che lo circondano, un sacerdote, se non esercita su di lui una vigilanza costante, corre seri pericoli di perdersi» (16a meditazione). In occasione della prima Messa aveva chiesto a Dio «la grazia di farmi conoscere la sua santa volontà: […] un’attenzione costante alla sua voce interiore per non far nulla che non sia secondo il suo beneplacito» (Intenzioni delle messe dal 25 al 27 dicembre 1811). Nel ritiro nel 1812 si propone di «rinunziare alle mie idee personali, dominando la mia volontà e i miei gusti, mantenendomi costantemente umile» (“Doveri verso Dio”). Sono soltanto alcune delle prime ricorrenze di questa parola.

Questa parola è rimasta presente nella tradizione oblata, fino a giungere alle nostre attuali Regole:

C 2: Il loro zelo apostolico è sostenuto dall’oblazione di sé senza riserve, costantemente rinnovata nelle esigenze della loro missione.

C 8: Profondamente vicini alle persone con le quali lavorano, gli Oblati saranno costantemente attenti alle loro aspirazioni e ai valori che esse portano.

C 47: La formazione […] implica una costante conversione al Vangelo.

C 63: La croce oblata, ricevuta nel giorno della professione perpetua, ci ricorderà costantemente l’amore del Salvatore.

C 68: Gli Oblati, strumenti del Verbo, devono restare flessibili ed aperti; devono imparare ad affrontare bisogni nuovi e a ricercare soluzioni a nuovi interrogativi. Lo faranno in un costante discernimento dell’azione dello Spirito che rinnova la faccia della terra (cf. Sal 104,30).

Questi testi, soprattutto quest’ultimo riguardante la formazione permanente, ci fanno comprendere che la conversione è un atteggiamento ininterrotto, è un cammino che permane lungo tutta la vita.

Più che fermarsi su un particolare momento o episodio di “conversione” di sant’Eugenio, occorrerebbe seguire il processo “costante” di conversione da lui vissuto e che l’ha condotto alla santità.

È quello che faccio nella conferenza che offro alla comunità il giorno della sua festa, il 21 maggio.

 

1 commento:

  1. Blessings and a very Happy Feast Day to all of you there in Rome and around the world. I will be praying for all who are members of the Oblate, the Mazenodian Family.

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