“Non vi chiamo servi ma amici”. E poi dice: “Vi comando”.
Non c’è una contraddizione tra queste due affermazioni di Gesù? Si comanda ai
servi, non agli amici. Inoltre comanda di amare. Ma si può comandare l’amore?
La spiegazione è nella frase che sta proprio al centro di
tutto il discorso: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la
vostra gioia sia piena”.
Straordinario! Dio si preoccupa della nostra gioia. Non
ci vuole buoni, salvi… ci vuole felici! Non esige, come ci si aspetterebbe da
un Dio, adorazione, obbedienza, sottomissione. Gli sta a cuore che siamo nella
gioia, anzi, nella pienezza della gioia. Non mette al centro se stesso, ma noi.
Mi immagino che sia la stessa cosa per i genitori: cos’altro vogliono per i
figli?
Ed ecco che, quasi sussurrasse all’orecchio, come si fa
con un amico, ci svela un segreto: per essere felice devi amare, anzi, dovete
amarvi, perché soltanto insieme si è pienamente felici. Gli sta talmente
a cuore la nostra felicità che addirittura ci scongiura (ci comanda) di vivere in modo da
essere felici: di amarci. Ci tratta davvero da amici, ai servi non si confidano
i segreti.
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