“Paradiso, Paradiso”. Chi non ricorda queste parole di
san Filippo Neri, con le quali relativizzava tutto e metteva bene a fuoco ciò
che conta e che resta?
“Pane e paradiso”, diceva invece Don Guanella, attorniato,
più di quanto non lo fosse Filippo, da persone da sfamare. Ma alla fine, anche
per lui, l’ultima parola era Paradiso…
“Pane e paradiso” prometteva anche p. Gaetano Drago agli operai che
costruivano la casa generalizia degli Oblati dove vivo…
Chissà quante cose belle si potrebbero dire nel giorno
dell’Ascensione di Gesù al cielo. Qualcosa l’ho scritto l’anno scorso a commento
al Vangelo di Marco che si legge questa domenica: http://fabiociardi.blogspot.com/2020/04/le-parole-del-risorto-4.html
Certo è che l’ultima parola spetta al Paradiso, come l’ultimo
atto di Gesù è salire al Paradiso. E riempie il cuore di cielo! Eppure non si
può mai disgiungere dal pane, quasi a ricordare che al cielo Gesù è salito con
il corpo. Anche noi il corpo, con tutta la sua concretezza, con i rapporti
che lo legano alla creazione e alle altre persone, non possiamo lasciarlo in terra chissà dove: fa parte di noi, della nostra identità. O forse sì, lo
lasceremo per un po’ sotto terra, ma solo provvisoriamente. Prima o poi lo riprenderemo
e lo porteremo con noi nella risurrezione. Non ne possiamo fare a meno, come
non possiamo fare a meno del pane. Neanche Gesù ha potuto farne a meno. Pane e Paradiso.
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